Perché ho scelto l’università a Siena: avventure e sogni degli studenti

L’università: il salto nel vuoto. L’inizio dell’avventura

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Cosa significa realmente decidere del proprio futuro, cosa fare, dove andare? Quanto è difficile parlarne con i genitori, essere capiti e farglielo accettare? E agli ostacoli qualcuno ci pensa? Il salto più importante nella vita di un ragazzo che vuol fare l’università, la decisione che fa più paura. Staccarsi dalle proprie abitudini per crearne altre, lasciare ogni sicurezza e contare solo su se stessi.

Seduta sul divano a casa della nonna (provincia di Vercelli, per darvi un’idea), dopo aver discusso con la mamma su cosa e dove studiare, accendo il pc e digito “migliore università di lettere in Italia”. Siena. Sì, Siena.

Mai e poi mai mi sarei aspettata di comunicare la mia scelta, presa così, seduta sul divano, in due secondi. Ci vuole coraggio ma io l’ho fatto. “Mamma, vorrei studiare a Siena, posso?”

Cala il silenzio, la nonna e la mamma mi guardano come se fossi stata in balia di qualche strana sostanza; io ormai avevo scelto, volevo venire via dal mio paese senza futuro, dalla monotonia, volevo diventare grande. Sapevo che, in fondo, loro erano mie complici, le uniche che non mi avrebbero mai abbandonata; sapevo anche che le avrei fatte soffrire con la mia lontananza, ma ero certa che le avrei rese orgogliose un giorno.
Un mese prima della partenza arrivo a Siena con la mamma per cercare casa.

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Agitazione, adrenalina, paura, emozione mi invadono, si impossessano di me. Dire che è stato difficile trovare una casa che sia degna di essere definita tale è ancora poco; case senza pavimento, con i materassi al posto delle porte, case con i muri scritti, camere da letto senza finestra, muffa sulle pareti… Io e la mamma giriamo Siena in ogni suo angolo, visitiamo tantissime case una peggio dell’altra; un incubo. La sera prima di partire, in una cartoleria, il miracolo. Visitiamo la casa del proprietario conosciuto per caso, è amore a prima vista; trasmette tranquillità, è luminosa, è quasi la casa delle bambole. E’ la mia casa.
Iniziato il periodo delle solite monotone domande “allora, cosa farai all’università”?, “hai già scelto per il tuo futuro”?, alla mia risposta “Si, ho deciso che studierò lettere a Siena”, tutti mi guardano con stupore e meraviglia, mi chiedono se rimanga via da casa – potrei rispondere che farò la pendolare… -, come farò con la mamma, i nonni, le amiche. Vengo vista, insieme ad un’altra mia amica che si è trasferita a Bologna, quasi come un’aliena; soprattutto quando, a due settimane dal fatidico giorno della partenza, la mia nonna decide di andarsene.

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Bell’inizio per una matricola che deve ancora iniziare la sua nuova avventura, a 500km di distanza! “Lasci la mamma qui da sola”?, “E adesso come fai”?, “Rimarrai qui, vero? Torino o Milano”?, “Povera, era il tuo futuro”. Invasa da questo genere di consolazione e conforto, parto senza nessun cambiamento sulla tabella di marcia. La forza che mi manda la nonna è tantissima, pulsa nelle vene come se dovesse esplodere. La mamma è forte, continua ad appoggiarmi nella mia scelta, non mi ha mai detto di mollare. Non so realmente se sono pronta per questo salto nel vuoto, non so se posso farcela, non so niente; io parto ad occhi chiusi, mi lancio. Il salto più soddisfacente di tutti.
Martina Sgubin

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