Perché le nuove generazioni non bevono vino?

Che ci sia in atto un cambiamento nei consumi del vino è un dato di fatto. Lo dimostrano le statistiche che rilevano su scala mondiale una tendenza generale al calo nei consumi.

Le motivazioni sono molteplici in primis quelle salutistiche, ma soprattutto si evidenzia un certo distacco da parte delle giovani generazioni, nella fascia tra i 20 e i 30 anni. Il fenomeno non è prettamente legato ai nostri confini, ma rappresenta una tendenza generale, tanto che la statunitense Rabobank ha avviato una ricerca per studiare il fenomeno negli Stati Uniti.

La ricerca, condotta dall’analista Bourcard Nesin, ha analizzato le dinamiche che si celano dietro il comportamento dei giovani americani. Lo studio ha rivelato che non si tratta di ragioni salutistiche o legate all’uso dei social media, come ipotizzato. In realtà i giovani nati a partire dalla metà degli anni Novanta non bevono vino perché non hanno reddito disponibile per poterselo permettere. In questa fascia di età gli stipendi dei giovani che lavorano, sono ancora molto modesti. C’è quindi da augurarsi che con il miglioramento della posizione lavorativa, e l’aumento della capacità di spesa, anche queste nuove generazioni si affacceranno al vino.

Altra motivazione è la modifica delle relazioni sociali, ormai manipolate dai social media, che hanno fatto diminuire le occasioni di incontri dal vivo e di conseguenza di occasioni per socializzare nei locali. Infine, non si possono trascurare i motivi culturali. Negli Stati Uniti il 50% delle giovani generazioni è composta da diverse etnie come afroamericani, asiatici e latini, che consumano meno alcol delle popolazioni bianche non ispaniche.

Al contrario del vino, sembra che i giovani siano più attratti dal mondo dei distillati, come ha rivelato Debra Crew, ceo di Diageo. La sfida per chi lavora nel mondo del vino sembra essere quella di avvicinare le nuove generazioni con nuovi approcci anche digitali.

Stefania Tacconi