Un racconto per bambini con protagonista un cavallo speciale.
Pino il cavallino non poteva correre, perché aveva subito un sortilegio quand’era puledrino, visto che mamma e babbo erano due campioni del galoppo. Gli altri cavalli, decisamente invidiosi, chiamarono il mago Dago per fare in modo che non ci fosse un nuovo super campione delle corse. Il cavallino era triste, perché non poteva fare quello che facevano gli altri.
Una volta, mentre si stava incamminando per andare all’ippodromo, si vide sfrecciare davanti, si fa per dire, Uga la tartaruga che aveva un passo decisamente svelto per la sua specie.
Pino chiese a Uga: «Come ti chiami? Certo che sei veloce».
La tartaruga rispose così: «Ciao mi chiamo Uga. Purtroppo corro tutto il giorno e non riesco a stare al passo delle altre tartarughe. Le uniche che riescono a starmi dietro sono le mie sette sorelle».
Pino incuriosito: «Beata te che corri così forte, io riesco giusto a trotterellare e nessuno vuole mai aspettarmi».
«Ma la mia è una disgrazia, anzi una maledizione. La mia famiglia è stata incantata dal mago Dago, che era geloso della saggezza di mio padre. Ora corriamo e nessun’altra tartaruga può ascoltare ciò che diciamo».
«Anche io sono sotto una maledizione dello stesso mago! Era disperato perché i miei genitori vincevano tutte le corse all’ippodromo e il suo ronzino mai».
E allora disse Uga: «Noi corriamo troppo, te troppo poco, quasi quasi potremmo correre al posto tuo…».
«E come?» rispose dubbioso Pino.
«Con le mie sorelle potrei legarmi ai tuoi zoccoli per farti correre più veloce».
«Ma è una bellissima idea! Potrei, così, far vedere di chi sono figlio!».
Più ci si avvicinava alla corsa e più Pino, Uga e le sue sorelle erano sempre più convinti di tentare l’impresa.
Arrivò il giorno della gara, all’ippodromo tutto era pronto per quello che era il premio più importante dell’anno.
C’erano cavalli splendenti, alcuni dei veri e propri campioni. Come sempre l’arrivo di Pino suscitò in loro delle risate irrefrenabili, perché sapevano che lui non avrebbe mai potuto correre con loro.
Fu molta la sorpresa quando se lo videro arrivare, tutto allegro, al banchino delle iscrizioni. Iniziarono i preparativi, Pino e le tartarughe si appartarono un po’ per non farsi scoprire. Mentre Uga e le sue sorelle si stavano legando agli zoccoli del cavallo, sentirono una voce squillante arrivare dall’alto: «Fermi fermi, che fate!».
Non riuscivano a capire chi fosse.
«Non lo fate, vi porteranno via!» fece la vocina, che si avvicinava sempre di più.
A quel punto si posò sul dorso di Pino una piccola rondine.
«Mi chiamo Primavera, sono la rondine messaggera. Con il mio stormo abbiamo incrociato un gruppo di avvoltoi che si stanno avvicinando all’ippodromo. Sembra che vogliano rapire i cavalli più veloci».
A quel punto disse Pino, un po’ disturbato: «Non ci credo. È una mossa per non farmi partecipare alla gara, proprio ora che potrei farcela».
Replicò Primavera: «Ti assicuro che ti sto dicendo la verità. Ero amica dei tuoi genitori, sono qui per aiutarti».
Si intromise Uga, saggia quasi quanto il padre: «Pino lo sai che io e le mie sorelle siamo al tuo fianco. Non avrebbe senso rischiare di essere rapiti, per cosa? Per una stupida corsa? Stiamo qui, nascondiamoci e vediamo come va a finire. Chi troppo si espone rischia sempre delle conseguenze».
Pino: «Forse hai ragione Uga, la mia voglia di rivalsa mi stava cambiando la testa. Stavo diventando sbruffone come gli altri puledri. Per una volta essere il cavallo che non corre potrebbe essere vantaggioso. In fondo se sono fatto così un motivo ci sarà no?».
Uga: «Bravo Pino! Così ti voglio. Dobbiamo accettare noi stessi, anche quando ci sentiamo diversi dagli altri. Ora nascondiamoci».
Il cavallino, le tartarughe e la rondine si misero al lato della tribuna dell’ippodromo. Gli altri cavalli erano già in pista, pronti per la partenza. L’annunciatore della gara nomino a uno a uno i partecipanti alla corsa per chiamarli al proprio posto. Quando la voce chiamò Pino nessuno arrivò. I cavalli che potevano correre si misero a ridere; erano sicuri che il cavallino che non poteva correre non si sarebbe presentato.
La corsa prese il via. I cavalli sfrecciavano veloce, sembravano correre più del solito. Tutto a un tratto però il cielo iniziò a farsi nero. Piano piano spuntò fra le nuvole un enorme stormo di avvoltoi. I cavalli in gara non si accorsero di nulla, tanto erano presi dalla corsa. A quel punto, uno alla volta, furono presi via dagli avvoltoi. Lì per lì erano contenti di veder sparire via i loro avversari, ignari che lo stesso destino sarebbe toccato presto anche a loro. Alla fine la pista era vuota. Nessuno c’era più. Anche gli spettatori.
Pino e Uga uscirono allo scoperto e il cavallino si avvicinò al traguardo e ci passò attraverso. Disse a Uga: «Lo sai che? Alla fine non è niente di che. Ho passato il traguardo in testa e mi sento uguale a prima, il solito Pino”. La tartaruga sorrise e andarono via insieme, amici.
Emilio Mariotti
Un ringraziamento ad Arianna Falchi per i consigli