Molto intensa l’attività del 2018 della Polizia Postale a Siena, anche in riferimento all’aumento, nel territorio senese, delle truffe on line. “In uno scenario – scrive la Questura di Siena – nel quale la continua evoluzione tecnologica influenza ogni azione del nostro vivere quotidiano, l’impegno della Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’anno 2018 è stato costantemente indirizzato alla prevenzione e al contrasto della criminalità informatica in generale, con particolare riferimento ai reati di precipua competenza di questa Specialità”.
“L’obiettivo prioritario della Specialità della Polizia di Stato è quello di consentire agli utenti della Rete di “navigare” in modo sicuro fruendo delle opportunità che il mondo virtuale offre. Il Questore di Siena Costantino Capuano ed il Dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni della Toscana, – Giorgio Bacilieri, Dirigente del Compartimento di Firenze – dichiarano “che lo sforzo personale e dei loro collaboratori è altrettanto costante proprio per dare risposte efficaci alle istanze di sicurezza dei cittadini, anche attraverso la dipendente Sezione di polizia postale e delle comunicazioni di Siena, per evitare al massimo l’esposizione ad ogni tipo di insidia ad opera di una criminalità sempre più sofisticata, con azioni criminose verso i singoli cittadini e verso le aziende. In particolare, per l’anno in esame, si evidenzia il lavoro svolto dagli investigatori toscani nell’operazione “Safe Friend”, coordinata dal Servizio Centrale della Specialità, a contrasto della pedopornografia online, che costituisce solo la punta dell’iceberg di una complessa attività nelle aree di intervento di specifica competenza della Polizia Postale e delle Comunicazioni”.
“A fianco delle attività investigative, è stata inoltre dedicata – continuano Capuano e Bacilieri – una massiva attività di prevenzione attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione, fuori e dentro le aule scolastiche, per un uso consapevole del web rivolta soprattutto alle nuove generazioni sempre più presenti nella rete e particolarmente vulnerabili”.
I Dati. Nell’ambito della pedopornografia online, nell’anno 2018, sono statieseguiti 43 arresti e denunciate 532 persone; tra le operazioni più significative, coordinate dal Centro Nazionale del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, si segnala l’operazione “Ontario” che ha consentito l’esecuzione di 22 perquisizioni, 4 persone tratte in arresto e 18 persone denunciate in stato di libertà; nell’ambito dell’operazione “Safe Friend” sono state eseguite 15 perquisizioni che hanno consentito di arrestare 2 persone e denunciarne 13.
Le
indagini svolte anche in modalità sotto copertura nell’Operazione
“Good Fellas” hanno consentito di eseguire 14
perquisizioni,
portando all’arresto di 4 persone, nonché di denunciare in stato
di libertà altri 10
indagati. L’Operazione denominata “Showcase”
si è conclusa con l’esecuzione di 15
perquisizioni, la denuncia di 14
persone e l’arresto di un altro indagato.
Dalle
complesse attività di prevenzione, è scaturita una assidua attività
di monitoraggio della rete che ha riguardato 33086
siti
internet, di cui 2182
inseriti
in black list.
Le
indagini relative al fenomeno dell’adescamento di minori online
hanno portato all’arresto di 3
persone
e alla denuncia di 136
indagati.
Fondamentale importanza assume la collaborazione con organismi internazionali dalla quale prendono avvio importanti attività investigative tra le quali alcune iniziate negli ultimi mesi con approfondimenti tuttora in corso. Il Centro rivolge massima attenzione al contrasto di fenomeni emergenti che scaturiscono da fragilità psico-emotiva dei minori tra i quali emergono episodi di istigazione all’autolesionismo e al suicidio, strutturati anche in modalità di sfida o di gioco. In particolare, dal 2017, il Centro ha avviato un’attività di monitoraggio della rete finalizzata a contrastare il fenomeno noto come “Blue Whale”, attività rivolta a individuare le vittime e i “curatori” e che ha fatto registrare circa 700 segnalazioni, delle quali 270 confluite in comunicazioni di notizie di reato alle Procure. Nell’ambito dei reati contro la persona perpetrati sul web, il ricatto on line è un fenomeno in continua crescita con 940 casi trattati dall’inizio dell’anno, atteso che il dato emerso è parziale e fortemente ridotto rispetto alla reale entità del fenomeno. Sono 20 le persone denunciate e 2 le persone arrestate in Italia nel 2018. Anche grazie a una complessa attività condotta in ambito internazionale in collaborazione con la Gendarmerie Royale del Marocco, tramite gli organi di coordinamento istituzionali, sono stati arrestati 23 cittadini marocchini destinatari delle transazioni finanziarie provento di estorsioni a sfondo sessuale. Dal mese di gennaio ad oggi, sono state denunciate 955 persone e 8 persone sono state tratte in arresto, per aver commesso estorsioni a sfondo sessuale, stalking, molestie sui social network, minacce e trattamento illecito di dati personali. Tra i reati contro la persona, in costante aumento sono le diffamazioni on line, soprattutto ai danni di persone che ricoprono incarichi istituzionali o che sono note. In questo ambito, nel 2018, sono state denunciate 685 persone. Si registra inoltre una continua evoluzione nella tipologia dei reati commessi. L’ultima modalità della violenza sulle donne è il fenomeno dei c.d. stupri virtuali: all’interno di gruppi chiusi i partecipanti di sesso maschile condividono foto, ricercate sui social o copiate da contatti whatsapp, di donne ignare, ritratte nella loro vita quotidiana, dando poi sfogo a fantasie violente e comportamenti offensivi.
L’aumento del numero degli adolescenti presenti sul web ha determinato una crescita esponenziale del numero di minorenni vittime di reati contro la persona: dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 202 casi trattati nel 2018, le vittime hanno tutte un’età compresa tra i 14 e i 17 anni.
Di
rilievo è l’attività condotta dal Servizio Polizia Postale e
delle Comunicazioni nel contrasto ai reati d’incitamento all’odio,
svolgendo il prezioso ruolo di punto di contatto nazionale per il
contrasto
all’hate speech on line.
Sono oltre 5000
gli spazi virtuali monitorati nel 2018 per condotte discriminatorie
di genere, antisemite, xenofobe e di estrema destra.
Le
truffe
on line
sono in continua crescita: nel 2018 la Specialità ha denunciato 3355
persone,
ne ha arrestato 39,
ha sequestrato 22.687
spazi virtuali, ha ricevuto e trattato circa 160.000
segnalazioni di truffe o tentate truffe. Significativa l’attività
svolta sulle cosiddette frodi delle assicurazioni. Questa tipologia
di truffa viene commessa attraverso la commercializzazione di polizze
assicurative mediante la creazione di portali, in taluni casi con
riproduzioni di pagine web di compagnie note, sulle quali sono
promosse polizze assicurative temporanee false, esercitando in tal
modo l’attività di intermediazione assicurativa in difetto di
iscrizione al registro degli intermediari assicurativi.
CNAIPIC.Di evidente incremento è l’attività di contrasto alla minaccia cyber svolta dal Centro Nazionale Anticrimine per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (C.N.A.I.P.I.C.), attestata dal rilevante aumento del numero di alert diramati alle infrastrutture critiche nazionali che, rispetto al 2017, è quasi raddoppiato sino a raggiungere 55843 segnalazioni di sicurezza.
La
tempestiva condivisione dei c.d. “indicatori di compromissione”
dei sistemi informatici con le più importanti infrastrutture
critiche ha consentito di rafforzare gli strumenti volti alla
protezione della sicurezza informatica, garantita anche dalla costate
attività di monitoraggio informativo in ambienti di interesse
investigativo.
Inoltre
in particolare la Sala Operativa del Centro ha gestito:
-
442
attacchi
informatici nei confronti di servizi internet relativi a siti
istituzionali e infrastrutture critiche informatizzate di interesse
nazionale;
-
97
richieste
di
cooperazione nell’ambito del circuito “High Tech Crime
Emergency”.
Tra
le attività investigative condotte, in tale ambito, si segnalano 68
indagini
avviate nel 2018
per
un complessivo di 15
persone
deferite in stato di arresto ovvero in stato di libertà alle
competenti AA.GG .
Tra
le attività più significative si segnala un’operazione, frutto di
una proficua attività di collaborazione internazionale intrapresa
con la polizia olandese, che ha ricevuto il supporto di Europol per
il tramite dell’European Cyber Crime Centre della Joint Cybercrime
Action Taskforce. Il Centro,
con
l’ausilio della Sezione Polizia Postale di Cosenza ed il supporto
logistico della Stazione dei Carabinieri di San Giorgio Albanese (CS)
ha eseguito una perquisizione locale e personale nei confronti di un
ventottenne italiano residente nella provincia di Cosenza resosi
responsabile del reato di “intercettazione, impedimento o
interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche”
(Art. 617 quater C.P.).
Nel
corso della perquisizione sono stati sequestrati computer e supporti
informatici utilizzati per portare a compimento l’attività
illecita.
Nell’ottica
di un’efficace condivisione operativa, il Centro ha proseguito la
stipula di specifici protocolli a tutela delle infrastrutture
critiche nazionali: al riguardo, nel 2018 sono state sottoscritte 8
nuove convenzioni con le società WindTre, Sky Italia, Fincantieri,
MM S.p.A., Monte dei Paschi di Siena, Consip S.p.A., Nexi S.p.A. e BT
Italia, oltre al rinnovo delle convenzioni in essere con Sogei, ATM,
ENI, RAI, ENAV e TERNA.
Si
rappresenta, altresì, che analoghe forme di collaborazione sono
state avviate dagli uffici territoriali della Specialità con
strutture sensibili di rilevanza territoriale, sia pubbliche che
private, al fine di garantire un sistema di sicurezza informatica
capillare e coordinato.
SEZIONE FINANCIAL CYBERCRIME.Con riferimento al financial cybercrime, le sempre più evolute tecniche di hackeraggio, attraverso l’utilizzo di malware inoculati mediante tecniche di phishing, ampliano a dismisura i soggetti attaccati, soprattutto nell’ambito dei rapporti commerciali, anche per l’utilizzo di particolari tecniche di social engineering e di cyber profiling. Infatti lo scopo delle organizzazioni criminali è quello di intromettersi nei rapporti commerciali tra aziende, attraverso le informazioni acquisite, dirottando asset finanziari verso conti correnti nella disponibilità dei malviventi. Il BEC (business e-mail compromise) o CEO (Chief Exeutive Officer) fraud sono la moderna applicazione della tecnica di attacco al sistema economico nazionale denominata “man in the middle”.
Nonostante
la difficoltà operativa di bloccare e recuperare le somme frodate,
soprattutto perché inviate verso paesi extraeuropei (Cina, Taiwan,
Hong Kong), grazie alla versatilità della piattaforma OF2CEN
(On line Fraud Cyber Centre and Expert Network) per l’analisi e il
contrasto avanzato delle frodi del settore, nell’anno 2018, la
Specialità a fronte di una movimentazione in frode denunciata di
38.400.000,00
€ ha
potuto già recuperare e restituire circa
9 milioni
mentre sono in corso attività di cooperazione internazionale
finalizzate al recupero delle restanti somme. La piattaforma in
questione frutto di specifiche convenzioni intercorse mediante ABI
con gran parte del mondo bancario, consente di intervenire in tempo
reale sulla segnalazione bloccando la somma prima che venga
polverizzata in vari rivoli di prestanome.
Nell’ambito
della Cooperazione Internazionale appare opportuno segnalare la
recente operazione di respiro internazionale denominata “Emma4”,
coordinata dal Servizio Polizia Postale con la collaborazione di 30
Paesi
Europei e di Europol, volta a identificare i c.d. “money mules”,
riciclatori primi
destinatari delle somme provenienti da attacchi informatici e
campagne di phishing, che offrono la propria identità per l’apertura
di conti correnti e/o carte di credito sui quali vengono poi
accreditate le somme illecitamente carpite.
L’operazione
ha consentito
sul territorio nazionale di identificare 101
money
mulesdi
cui ben 50
tratti in arresto e 13 denunciati in stato di libertà.
Le
transazioni fraudolente sono state 320,
per un totale di circa 34
milioni di euro, di
cui
20 milioni di euro
sono stati bloccati e/o recuperati grazie alla piattaforma per la
condivisione delle informazioni denominata “OF2CEN”, realizzata
appositamente al fine di prevenire e contrastare le aggressioni al
sistema economico finanziario.
Anche
in ambito nazionale il settore per il contrasto al Financial Cyber
Crime ha prodotto notevoli risultati operativi ed in particolare nel
marzo dell’anno in riferimento è stata condotta un’articolata
operazione di Polizia giudiziaria denominata “Bruno” condotta
dalla Specialità in collaborazione con le Autorità rumene, che ha
consentito di denunciare complessivamente 133
soggetti,
14
sottoposti
a ordinanza di custodia cautelare 3
dei quali in territorio rumeno, per associazione a delinquere
transnazionale dedita ad attacchi e frodi informatiche su larga scala
e riciclaggio. Da questa operazione per la prima volta sono emersi
elementi dell’interessamento da parte della criminalità
organizzata di tipo mafioso verso il settore del Financial Cyber
Crime.
Nel
luglio si è conclusa l’Operazione denominata “Sim
Swap” che prende il nome dalla particolare tecnica utilizzata dai
malviventi, che rappresenta una modalità innovativa di attacco ai
sistemi di home banking, che prevede la sostituzione, attraverso
dealers compiacenti, delle sim telefoniche attraverso le quali
giungono ai titolari dei conti attaccati le OTP (one time password)
per effettuare le disposizioni di trasferimento di denaro.
L’operazione si è conclusa con l’esecuzione di 14
ordinanze di custodia cautelare.
Nel
novembre si è conclusa l’Operazione denominata “Travellers”
nella quale la Specialità ha eseguito 6
ordinanze
di custodia cautelare, verso un gruppo criminale definito dall’AG.
“itinerante” in quanto operante indistintamente su tutto il
territorio nazionale. L’associazione
disponeva di un proprio “apparato tecnico-finanziario” che si
occupava di dotare gli associati di conti correnti (intestati a
società inesistenti o appositamente create), apparati POS portatili
(anche operativi su circuiti internazionali) abilitati a transazioni
con carte di credito e carte prepagate con funzioni on-line,
attraverso
i quali riciclare i proventi delittuosi.
SEZIONE CYBER TERRORISMO. La recente direttiva del Ministro dell’Interno sui comparti di specialità ha confermato in capo alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, sia a livello centrale che territoriale, le competenze in materia di contrasto al fenomeno del terrorismo di matrice jihadista in rete, con particolare riferimento al monitoraggio del web, quale principale strumento di strategia mediatica del Daesh, già espletato da personale della Polizia Postale e delle Comunicazioni, affiancato da un qualificato, supporto di mediazione linguistica e culturale.
Tale
rinnovato, rafforzato, impegno della Polizia Postale e delle
Comunicazioni in tale ambito ha reso necessario implementare le
attività in argomento, ampliando il coinvolgimento di un maggior
numero di Compartimenti nel summenzionato monitoraggio, nonché un
potenziamento del numero dei mediatori linguistici e culturali, il
cui prezioso apporto, per la peculiarità della materia e dei
relativi contenuti multimediali presenti nella rete, risulta
assolutamente indispensabile.
Nell’ambito
della prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale di matrice
jihadista e, in particolare, ai fenomeni di radicalizzazione, la
Polizia Postale e delle Comunicazioni ha svolto attività sia di
iniziativa, che su specifica segnalazione, al fine di individuare i
contenuti di eventuale rilevanza penale all’interno degli spazi e
servizi di comunicazione on line, siti o spazi web, weblog, forum,
portali di social network e i cosiddetti “gruppi chiusi”, anche a
seguito di informazioni pervenute dai cittadini tramite il
Commissariato di P.S. Online.
L’attività,
funzionale a contrastare il proselitismo e prevenire fenomeni di
radicalizzazione, ha portato a monitorare circa 36.000
spazi web e alla rimozione di diversi contenuti (250).
Nel
corso di tale attività di monitoraggio, si è inoltre riscontrato un
effettivo incremento dell’azione da parte dei maggiori fornitori di
servizi Internet (Facebook,
Google, Twitter, etc.)
volta alla rimozione di contenuti illeciti presenti sulle proprie
piattaforme, grazie anche alla richiesta di maggiore collaborazione
elaborata in numerose sedi istituzionali nell’ambito di progetti
internazionali (es. EU
Internet Forum),
ai quali ha preso parte la Specialità.
A
seguito di tale strategia, si è rilevato un repentino passaggio dei
fenomeni di diffusione e divulgazione dei contenuti riconducibili al
radicalismo islamico su piattaforme di comunicazione social
ritenute più sicure (Telegram,
WhatsApp),
in quanto garantiscono maggiore riservatezza. Inoltre, fornendo ai
propri utenti un grado di anonimato più elevato, come da policies
aziendali, di fatto finiscono per attrarre la quasi totalità delle
attività di diffusione di contenuti illeciti, o comunque di
propaganda, poste in essere da soggetti contigui ad ambienti
filo-jihadisti e agli stessi membri delle organizzazioni
terroristiche.
Nell’ultimo
anno, in concomitanza con le recenti perdite territoriali da parte
del c.d. Stato Islamico, si è riscontrato un significativo
decremento dell’attività mediatica del Daesh, in particolare per
quanto concerne la diffusione di nuovi contenuti di proselitismo nel
web, sia in termini quantitativi, che qualitativi. Infatti, si è
notato che i pochi filmati e le info-grafiche emanati hanno standard
qualitativi palesemente inferiori a quelli precedenti, segno,
verosimilmente, che il Califfato è in fase di
riorganizzazione/trasformazione e sta ristrutturando il suo network
interno e ridelineando la propria strategia. In particolare, si sta
passando da forme di comunicazione di massa, ben strutturate, alla
diffusione di materiale autoprodotto attraverso l’utilizzo di mezzi
più semplici, quali smartphones, ma che comunque trovano diffusione
attraverso canali sommersi e forme di comunicazione compartimentate.
L’attività
preventiva e informativa della Polizia Postale e delle Comunicazioni
ha visto, inoltre, momenti di collaborazione con la Direzione
Centrale della Polizia di Prevenzione e le locali Digos, anche per la
collaborazione specialistica in caso di necessari approfondimenti
tecnici in relazione a posizioni emergenti o monitorate sul
territorio nazionale.
Infatti,
la Polizia Postale e delle Comunicazioni concorre con altri organi di
Polizia e di intelligence
alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di proselitismo on line
e di radicalizzazione, sia a livello nazionale che internazionale,
posti in essere attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e di
comunicazione telematica. La sinergia tra i diversi comparti in tale
ambito è divenuta sempre più incisiva, sia nell’ambito del
raccordo info-investigativo che di quello tecnico-operativo.
Per
quanto concerne, invece, l’attività di contrasto, la Polizia
Postale e delle Comunicazioni si avvale di profili sotto copertura
creati ad
hoc
e gestiti dagli operatori, con l’affiancamento dei mediatori
linguistici e culturali. L’utilizzo di uno di tali account fittizi,
nel tempo fatto “maturare” dagli investigatori nel corso delle
diverse, quotidiane, attività di monitoraggio informativo e, dunque,
accreditato all’interno dei canali e gruppi frequentati dagli
internauti sostenitori dello Stato Islamico, ha permesso di condurre
diverse, complesse, attività tecnico-investigative.
A
titolo esemplificativo, si evidenziano, in particolare, due
significativi risultati investigativi.
Il
primo risultato investigativo (Operazione
ANSAR)
ha portato all’individuazione di un minore
italiano, di seconda generazione, di origine algerina,
il quale, attraverso la rete, svolgeva un’intensa campagna di
proselitismo
di matrice jihadista su Telegram,
istigando altri utenti a commettere delitti di terrorismo, fatti
aggravati in quanto le azioni venivano compiute attraverso strumenti
informatici e telematici. All’interno del canale Telegram,
frequentato da circa 200 utenti e considerato tra i principali
veicoli della narrativa dell’IS, venivano pubblicati messaggi
testuali, immagini, video, infografiche e audio di propaganda del
Daesh, tradotti in lingua italiana e rivolti in particolare ai c.d.
“lupi solitari” presenti sul territorio nazionale.
Considerata
l’impossibilità di acquisire elementi investigativi utili
all’identificazione dell’amministratore del canale attraverso vie
ufficiali dirette, il Servizio Polizia Postale ha attivato una mirata
attività tecnico-investigativa che ha permesso di orientare le
indagini finalizzate a individuarne l’amministratore, la cui
identificazione è risultata complicata, in quanto il minore si è
dimostrato particolarmente abile e competente a livello informatico,
poiché utilizzava tecniche di anonimizzazione evolute (connessioni
attraverso servizi di VPN e nodi TOR).
È
stato possibile raggiungere il risultato sperato soltanto a seguito
di una difficile e articolata attività tecnica svolta da personale
del Servizio Polizia Postale anche attraverso l’utilizzo di
software sviluppati ad hoc e rivelatisi di particolare efficacia. Le
successive attività d’indagine, svolte attraverso l’attivazione
di servizi di intercettazione delle comunicazioni telematiche,
telefoniche e ambientali, nonché riscontrate da servizi di diretta
osservazione, hanno consentito di acquisire concreti elementi di
prova a carico di un cittadino italiano minorenne di “seconda
generazione”, nato in Italia da genitori di origine algerina, che è
stato indagato per aver compiuto attività di proselitismo a favore
dell’IS mediante diffusione e traduzione di contenuti di propaganda
on line. Nonostante la giovane età, il minore risultava in possesso
di elevate capacità tecnico-informatiche, padronanza linguistica non
comune e approfondita conoscenza dei principali testi sacri
dell’Islam, proponendosi quale punto di riferimento per tutti
coloro che intendevano contribuire attivamente alla causa jihadista.
L’attività
investigativa ha consentito di riscontrare e raccogliere elementi in
ordine al percorso di autoradicalizzazione
del minore, intrapreso esclusivamente in rete e sfociato in una
successiva diffusione on line del proselitismo di matrice jihadista.
Infatti, nella vita reale il ragazzo non frequentava la moschea, né
ambienti contigui all’estremismo islamico. Anche il contesto
familiare, sebbene musulmano, risultava di impostazione musulmana, ma
non integralista.
Oltre
ai risultati operativi conseguiti, tale indagine ha presentato anche
profili di rilevanza giudiziaria e sociale, in quanto è stata
riconosciuta la pericolosità reale delle iniziative adottate
dell’indagato, le quali, lungi da esaurire i propri effetti nella
“dimensione virtuale”, sono risultate concretamente rilevanti. Il
puntuale intervento della Procura dei minori e della Polizia di Stato
ha consentito di superare la mera fase accertativa della
responsabilità penale del minore, avviando un dedicato percorso di
recupero e deradicalizzazione, reso possibile dallo “scollegamento”
del giovane dalla rete della c.d. “cyber
jihad”. Come
noto, infatti, ormai il web assurge a un ruolo fondamentale quale
strumento strategico di propaganda dell’ideologia del Daesh, di
reclutamento di nuovi combattenti, di finanziamento, di scambio di
comunicazioni riservate nella pianificazione degli attentati e di
rivendicazione degli stessi.
Infine,
la seconda Operazione, denominata “Lupi
del deserto”
si è conclusa nell’arresto
di
un cittadino egiziano
di 22 anni, irregolare sul territorio nazionale, per associazione con
finalità di terrorismo internazionale e istigazione e apologia per
delitti di terrorismo.
Le
indagini, avviate nel 2017 con intercettazioni telefoniche,
ambientali, telematiche e specifici servizi di osservazione e
pedinamento h24. Il giovane arrestato è un appartenente all’ISIS,
indottrinatosi con il materiale di propaganda di DAESH reperito on
line. Gli elementi raccolti hanno evidenziato che il predetto
ascoltava in continuazione, in una sorta di “brain
washing”,
files audio di Imam radicali e della rivista “Dabiq” inneggianti
all’odio per l’occidente, alla jihad e a sostegno degli atti di
martirio. Dalle intercettazioni telematiche e accertamenti tecnici
svolti dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, è emerso che il
giovane è altresì organico
anche alla macchina della propaganda del sedicente stato islamico.
Infatti, gestiva gruppi e canali chiusi su Telegram, nei quali
venivano diffuse le notizie delle attività dello Stato Islamico,
tramite le agenzie mediatiche del Califfato. In particolare, era in
assiduo contatto con
due connazionali,
anch’essi radicalizzati, con i quali scambiava video e audio
Jihadisti e inneggianti l’Islam radicale.
Nei
loro confronti il Ministro dell’Interno ha emesso un decreto
di espulsione
dal territorio italiano.
Trattandosi
di un fenomeno a carattere transnazionale, sia per la natura
internazionale del fenomeno, che per la stessa connaturata struttura
della rete, risulta imprescindibile l’attivazione efficiente degli
strumenti della cooperazione sovranazionale, sia ordinari che
“nuovi”, soprattutto per la condivisione di informazioni che,
collegate a situazioni peculiari interne, riescono ad apportare
indiscusso valore aggiunto alle attività di prevenzione messe in
atto dalle diverse forze di polizia nazionali.
In
ambito europeo, il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni è
il punto di contatto nazionale dell’Internet Referral Unit (IRU) di
Europol, Unità preposta a ricevere dai Paesi Membri le segnalazioni
relative ai contenuti di propaganda jihadista diffusi in rete e di
orientarne l’attività. Lo scambio delle informazioni tra Paesi
Membri viene effettuato attraverso l’utilizzo di specifiche
piattaforme tecnologiche, tra cui Check-the-Web
(CTW) e SIRIUS,
appositamente create in ambito IRU a supporto del monitoraggio e
delle indagini nell’ambito di terrorismo in Internet.
Parallelamente
all’incremento dell’uso di strumenti telematici, sono cresciute
le aspettative di sicurezza da parte del cittadino.
La
Polizia Postale e delle Comunicazioni è impegnata, ormai da diversi
anni, in campagne di sensibilizzazione e prevenzione sui rischi e
pericoli connessi all’utilizzo della rete internet, rivolte
soprattutto alle giovani generazioni.
Nello
specifico si evidenzia la campagna itinerante della Polizia Postale e
delle Comunicazioni “Una
Vita da Social”,
grazie alla quale sino ad oggi sono stati incontrati oltre 1
milione e 700 mila studenti,
180.000
genitori,
100.000
insegnanti
per un totale di 15.000
Istituti scolastici
e 250
città italiane e nella provincia di Siena.
Un
progetto dinamico, innovativo e decisamente al passo con i tempi, che
si avvicina alle nuove generazioni evidenziando sia le opportunità
del web che i rischi di cadere nelle tante trappole dei predatori
della rete, confezionando un vero e proprio “manuale d’uso”,
finalizzato ad evitare il dilagante fenomeno del cyberbullismo e
tutte quelle forme di uso distorto della rete in generale e dei
social network.
A
disposizione degli utenti è presente la pagina facebook
e twitter
di “Una vita da social”, gestita direttamente dalla Polizia
Postale e delle Comunicazioni, dove vengono pubblicati gli
appuntamenti, le attività, i contributi e dove i giovani internauti
possono “postare”
direttamente le loro impressioni ad ogni appuntamento.
Grande
consenso ha riscosso la campagna #cuoriconnessi,
che ha coinvolto 30.000 studenti, attraverso la proiezione di un
docufilm e le testimonianze dirette dei minori vittime di
prevaricazioni, vessazioni e violenze online.
Inoltre
nel corso dell’anno sono stati realizzati incontri educativi su
tutto il territorio nazionale raggiungendo oltre 300
mila studenti
e circa 3000
Istituti scolastici
per i quali è stata messa a disposizione anche un’email dedicata:
progettoscuola.poliziapostale@interno.it.
Il
portale del Commissariato di P.S. online è divenuto il punto di
riferimento specializzato per chi cerca informazioni, consigli,
suggerimenti di carattere generale, o vuole scaricare modulistica e
presentare denunce.
Uno
strumento agevole che consente al cittadino, da casa, dal posto di
lavoro o da qualsiasi luogo si desideri, di entrare nel portale ed
usufruire dei medesimi servizi di segnalazione, informazione e
collaborazione che la Polizia Postale e delle Comunicazioni
quotidianamente ed ininterrottamente offre agli utenti del web.
Di
particolare importanza le denunce e le segnalazioni giunte anche sul
sito del Commissariato di P.S. on-line per i reati di cyberbullismo,
perpetrati soprattutto in ambito scolastico da parte di studenti nei
confronti di compagni e perpetrati attraverso i social media, con
atti denigratori e diffamatori nei confronti delle giovani vittime.
Alcune attività sono sfociate nell’emissione da parte dei Questori
di provvedimenti di ammonimento anche al fine di responsabilizzare
minori autori del reato.
Attività del Commissariato di PS online
|
Richieste
di informazioni evase
|
19.088
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Segnalazioni
ricevute dai cittadini
|
18.722
|
|
Denunce
presentate dagli utenti
|
10.922
|