Quasi due anni fa avevamo dedicato un articolo al paese di Presciano, purtroppo sempre più decadente e malandato nella sua totale solitudine. Mura che cadono, erbacce che ricoprono intere case e strade invase da arbusti.
A causa di questo tante persone non vi vanno neppure più a passeggio come accadeva fino a qualche anno fa. Ormai nel paese vivono soltanto tre famiglie, tanti gatti e molti animali selvatici.
Presciano si trova sulla pendice meridionale di una collina che fiancheggia la riva destra
dell’Arbia a circa 230 metri s.l.m. e si estende nell’ambito del territorio dei Comuni di Siena ed Asciano (e per una piccola parte Castelnuovo Berardenga).
La parte nord ha natura geologica caratterizzata da argille e sabbia argillosa, con morfologia collinare e rilievi poco pronunciati, a meridione sorge l’abitato al confine con il fondovalle e le anse dei fossi.
La parte più a sud presenta invece il tipico paesaggio delle crete senesi, con piccole aree boschive e andamento prevalentemente collinare. I suoli sono di composizione argillosa, evidenziati dagli affioramenti – le “biancane” – e dai fenomeni erosivi.
Nella zona ovest a ridosso del fiume Arbia si trova la parte iniziale e meno pronunciata della “faglia dell’Arbia” che trova la sua massima estensione vicino all’ abitato di Isola d’Arbia. Si tratta di una frattura nel sottosuolo capace di creare terremoti di bassa/media entità.
In tempi passati Presciano fu prima un piccolo castello poi ridotto a villaggio…
Infatti nell’ Volume IV “de’rendimenti di conto delle opere pubbliche”, il giorno 31 dicembre dell’anno 1398 si può trovare questo scritto: “la ragione di Bindo di Bartolommeo operajo della fabbrica del castello di Presciano, riveduta da Piero di Giomo Pieri, dal quale quell’operajo ricevè lire 3020”. E anche nello statuto Senese si possono trovare alcune informazioni tra cui quella che il giorno 28 aprile del 1405 fu fatto un ordine dal Concistoro per finire di alzare le mura della fortezza di Presciano.
Nel 1833 a Presciano risiedevano ben 375 persone mentre oggi vi abitano solo in 14 con rischio che a breve possa diventare uno dei tanti “paesi fantasma” d’Italia.
Voci popolari raccontano che negli anni ’70 questo paese fece da nascondiglio a Renato Curcio, persona che avrebbe dato origine, passando per l’esperienza di Sinistra Proletaria, al primo nucleo delle Brigate Rosse, il principale gruppo di lotta armata dell’estrema sinistra attivo negli anni di piombo. Infatti pare che dopo l’evasione dal carcere andò a rifugiarsi presso alcuni amici in alcune cantine sotterranee che si troverebbero nel paese e che ci rimase a vivere per circa 3 mesi.
In questo luogo vi è anche un antica leggenda che racconta di un manipolo di cavalieri che in alcune notti transiterebbe dal paese, in alcuni casi si riuscirebbe a sentire distintamente gli zoccoli dei cavalli calpestare il terreno e addirittura le voci degli uomini.
Pare che questi combattenti di origine medioevale siano tutt’oggi alla ricerca del loro capo che li guidò durante la battaglia di Montaperti. Chi in passato raccontò di averli visti descrisse che nel loro scudo vi era un’aquila imperiale, uno stemma d’oro con tre leoni azzurri rampanti e una ruota rossa al centro che farebbe pensare a Giovanni Ugurgieri, sepolto in Duomo a Siena, che cadde eroicamente durante la battaglia Montaperti, colpito da un quadrello di balestra fiorentino nel 1260. Infatti, nel paese esiste una villa che appartenne alla famiglia degli Ugurgieri, che fu anticamente dei Biringucci.
Si racconta anche che nel suddetto palazzo viveva alla metà del 900 una vecchia signora che praticava “stregonerie” per togliere il malocchio a persone, animali e cose e che se ben pagata non disegnava di mandare “accidenti” ai mal capitati.
Articolo e foto: Gabriele Ruffoli
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