Si capirà nell’udienza a Milano il prossimo 15 aprile se un’altra parte del processo “Ruby Ter” a carico di Silvio Berlusconi si sposterà a Siena per competenza territoriale, oltre a quello già in dibattimento e che ha visto a metà gennaio iniziare un valzer delle cifre che sarebbero state versate dallo stesso Berlusconi, ex presidente del consiglio e leader di Forza Italia, al pianista delle serate di Arcore Danilo Mariani. Denaro che, secondo l’accusa sostenuta ieri dal pm Valentina Magnini, sarebbe servito per indurlo alla falsa testimonianza nel caso olgettine.
Si è creato questo “spezzatino processuale” perchè al momento di rinviare a giudizio l’ex premier per i soldi fatti avere alle olgettine (perché ammorbidissero la loro deposizione nel processo Ruby), i magistrati hanno “spacchettato” l’inchiesta in sette filoni diversi. Il criterio seguito è quello della competenza territoriale: i processi vanno celebrati laddove i bonifici si sono perfezionati. Di qui le varie udienze in giro per l’Italia, anche a Siena.
A Milano si ferma ancora una volta il processo a carico di Silvio Berlusconi e di altre 27 persone, tra cui la stessa giovane marocchina e le ‘olgettine’, tutti accusati di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari. I giudici della settima sezione penale hanno aggiornato il processo al 15 aprile per aspettare la riunione del dibattimento con un altro filone del processo, quello relativo al Cavaliere e all’ex infermiera di Nichelino Roberta Bonasia. In quella data i magistrati dovranno anche pronunciarsi sulla richiesta della difesa di spostare il processo a Siena o in subordine a Roma.
La prima udienza è fissata per l’8 di aprile davanti alla quarta sezione penale. La difesa di Berlusconi, rappresentata dall’avvocato Marco Cecconi, aveva chiesto ai giudici un rinvio più lungo, in vista della campagna elettorale per le elezioni europee del 26 maggio, che vedono Berlusconi candidato. Il collegio presieduto da Marco Tremolada, però, per il momento ha detto di no. Alla richiesta si era opposto anche il pm Luca Gaglio, che con il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano rappresenta la pubblica, perché la campagna elettorale comincia solo “40 giorni prima delle elezioni” e servono “ istanze documentate che precisino gli impegni effettivi” del presidente di Forza Italia per bloccare il dibattimento. I giudici, invece, sono stati favorevoli a bloccare il processo, iniziato nel gennaio del 2017 e ancora alle battute iniziali, per altri due mesi, in attesa della riunione con la tranche, passata anche per il Tribunale di Torino, che riguarda Berlusconi e la Bonasia.
La difesa dell’ex premier, rappresentata dall’avvocato Marco Cecconi, ha anche provato a chiedere un rinvio più lungo per dare modo al Cavaliere “di partecipare in modo sereno alla campagna elettorale”. Il pm Luca Gaglio, però ha ribattuto che “la campagna elettorale non avrà inizio prima del 15 aprile” e che sarebbe “antieconomico rispetto alle esigenze del processo, aperto nel gennaio 2017, fermarsi” già adesso. Da parte della Procura “non ci sarà opposizione a istanze documentate, ma dovranno essere impedimenti effettivi” per appuntamenti elettorali ben precisi e “non si potrà raggiungere l’assurdo di chiedere impedimenti con l’imputato che, invece, sta a casa”. I giudici hanno quindi deciso di respingere la richiesta di far slittare il processo a dopo le europee, perché non era sufficientemente motivata “sotto il profilo documentale” ma hanno fissato la prossima udienza proprio il giorno in cui prende ufficialmente il via la campagna elettorale. Una mossa che, di fatto, da la possibilità alla difesa Berlusconi di rinnovare la propria richiesta e fermare il dibattimento fino a primavera inoltrata.
Nel frattempo, però, la corte ha anche consentito al pm Gaglio di spiegare in aula perché la competenza territoriale – a differenza di quanto avevano fatto notare i legali del Cavaliere che aveva chiesto di spostare il processo a Siena o in subordine a Roma – spetti al Tribunale di Milano. Anche su questo punto la corte si pronuncerà il prossimo 15 aprile. Continuano anche le indagini integrative avviate dalla Procura dopo che l’ex difensore di Ruby, l’avvocato Egidio Verzini, il 4 dicembre ha parlato di 5 milioni di euro versati da Berlusconi a Karima El Marough tramite una banca di Antigua. Il legale, malato da tempo, il giorno successivo è ricorso al suicidio assistito nella clinica svizzera Dignitas, la stessa di Dj Fabo. Ma lo ha fatto solo dopo aver rivelato tutto quello che sapeva sul Rubygate.