Rapporti tra Stato e Chiesa, Bianchi: “Ora serve un Papa che incarni l’unità della Chiesa”

Nel Consiglio dei ministri straordinario di oggi sono state scritte le linee guida del decreto legge che prevede 5 giorni di lutto nazionale, la sospensione degli eventi sportivi compreso il campionato di calcio per sabato 26. Saranno consentite le manifestazioni del 25 aprile per l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. E sabato si celebreranno i funerali di papa Francesco, cui parteciperanno anche i potenti del mondo. Tutto questo mentre ieri il premier istraeliano Netanyahu è rimasto in silenzio sulla morte di Bergoglio e ha fatto cancellare ogni messaggio di cordoglio sui social. Ma adesso, in una fase delicata a livello globale, che tipo di Papa ci vorrebbe per il mondo? “È una domanda alla quale si potrà rispondere solo nei prossimi giorni. Sarà la Congregazione dei Cardinali a delineare il profilo del nuovo pontefice”, è la risposta di Massimo Bianchi. Docente di Storia dei rapporti tra Stato e Chiesa dell’Università di Siena.

Professor Bianchi, da ieri lo Stato del Vaticano è “Apostolica Sedes Vacans”, ovvero sede vacante, il periodo in cui la Santa Sede è priva del Papa. Il tutto avviene in un contesto geopolitico internazionale molto complesso. Se volessimo fare un paragone forse un po’ azzardato, potremmo dire che ci troviamo quasi in una situazione simile a quella del 1939, vista la delicatezza globale attuale. Che cosa succede ora? Che tipo di Papa ci vuole?

“È una domanda alla quale si potrà rispondere solo nei prossimi giorni. Sarà la Congregazione dei Cardinali a delineare il profilo del nuovo pontefice. Già da stamattina hanno iniziato a lavorare, presumibilmente per definire le date dei vari appuntamenti, dalle esequie del Papa fino all’apertura del Conclave. Le congregazioni precedenti al Conclave servono proprio ad analizzare lo stato attuale della Chiesa, il contesto internazionale, e a cercare di individuare una direzione. Per questo è difficile dire oggi che tipo di Papa ci vuole. Prima bisogna fare un ragionamento profondo sulla situazione attuale della Chiesa, su cosa può offrire, su come può contribuire alla pace e alla stabilità del mondo. Solo dopo si potrà comprendere quale figura sia la più adatta a guidare questo cammino”.

Come si sintetizza l’eredità di papa Francesco?

“Il Pontificato di Papa Francesco lascia un’eredità molto importante. Possiamo sintetizzarla partendo dal suo testamento spirituale, che racchiude tutto il suo pontificato: l’attenzione ai migranti, la costante ricerca della pace, l’impegno per l’ambiente e la cura del creato. Ha mostrato vicinanza concreta in tanti contesti difficili, come quello di Gaza, dove ha sostenuto anche spiritualmente la piccola comunità cattolica locale. Ha avviato una riforma importante della Curia, non ancora completamente conclusa, non certo per sua volontà. La Praedicate Evangelium è forse la riforma più radicale degli ultimi tre secoli. Ha aperto ruoli importanti ai laici e alle donne, compiti che prima erano quasi esclusivamente riservati al clero, spesso ai cardinali”.

Quindi, come ha detto il cardinale Lojudice nella conferenza stampa di ieri, è evidente che la parola chiave oggi debba essere “continuità”. Il pontificato di Francesco apre proprio alla continuità. Quale figura è necessaria oggi?

“Un pontefice che ricerchi l’unità della Chiesa, che rappresenti questa unità, e che sia anche diplomatico. Un Papa che possa affrontare i tanti scenari di guerra e ricostruire una comunione intorno alla Chiesa”.

Sta per aprirsi un conclave in cui molti dei cardinali votanti sono stati nominati da papa Francesco. Si aspetta questa “continuità” con maggiore facilità?

“Secondo la regola, possono votare ed essere eletti solo i cardinali sotto gli 80 anni. Si parla di possibili Papi italiani, ma questo è il gioco dei pronostici che coinvolgerà i giornalisti nei prossimi giorni. Tuttavia, il Conclave non è una semplice elezione umana. Certo, viene fatta da uomini, ma richiede una grande apertura allo Spirito Santo. È un’elezione delicatissima, dove convergono fattori molto più grandi della sola logica umana. Ci sono stati conclavi “scontati”, come quello che ha eletto Benedetto XVI o Pio XII. Ma spesso ci sono state sorprese: Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, e anche Francesco. Da alcune indiscrezioni, sappiamo che Jorge Mario Bergoglio era già considerato un nome forte nel conclave del 2005.

Quindi, lei crede che il prossimo Papa sarà italiano? Europeo? Extra-europeo?

“Il conclave disegnato da Francesco rende sempre meno probabile una Chiesa eurocentrica o italocentrica. Ha allargato lo sguardo: oggi c’è una forte rappresentanza asiatica, una buona presenza africana. Sono Chiese magari ancora in crescita, ma sicuramente avranno voce. Molti cattolici oggi vivono in quelle aree del mondo, lontane geograficamente, ma vicinissime per fede. Un Papa che incarni l’unità della Chiesa, quindi, è forse ciò che oggi più serve”.

Se ne deduce che lei escluda nomi italiani ed europei. Ma guardare alle aree del mondo più lontane può essere comunque politicamente rilevante?

“Certo, ci vuole anche la capacità di dialogare con le grandi potenze economiche come Cina, Russia, Stati Uniti. Ma l’unità della Chiesa include anche il dialogo con tutti: paesi potenti, in crescita, o in difficoltà. Questo è fondamentale”.

 

Katiuscia Vaselli