Salone del turismo Unesco, il giorno dopo

Al netto dei consueti comunicati stampa trionfali dell’amministrazione comunale e delle altrettanto consuete polemiche sui social (ormai trascurabile paccottiglia pre-elettorale), credo sia più serio domandarsi cosa lascia il Salone del Turismo Unesco, che per la prima volta si è tenuto a Siena, all’interno del Santa Maria della Scala.
La cosa più importante credo sia stata la presenza di tanti operatori turistici al workshop che ha aperto il Salone, dimostrazione che esiste una grande vitalità e ricerca di innovazione nei prodotti turistici, sia da parte dei tour operator, sia da parte degli operatori sul territorio. Che poi ci sia difficoltà ad intercettare numeri significativi di turisti, da una parte e dall’altra, dipende ovviamente dai costi di promozione, che spesso sono così alti da vanificare i guadagni di visite guidate, biglietti di musei e mostre o altre “esperienze” pure molto interessanti. Ma è positiva la voglia di fare qualcosa di nuovo e di qualità dei territori e la voglia di cercare queste novità da parte dei tour operator. Un sostegno da parte di Regione e Comune sarebbe utile.
Molto positivo anche il ruolo che Siena come città può interpretare, in un’ottica di medio periodo, come luogo di dibattito – in campo turistico e non solo – per quanto riguarda i siti Unesco iscritti alla lista del patrimonio dell’umanità. Lo avevo già scritto in merito all’iniziativa Acropoli di Siena, e lo ripeto oggi per il Salone del Turismo Unesco: sono appuntamenti che pongono Siena al centro di processi di elaborazione, che possono essere lasciati a se stessi come puro intrattenimento – piacevole e nulla più – oppure sviluppati in maniera coerente e definitiva. Qui la prossima amministrazione comunale dovrà prendere decisioni.
Poco interessante invece lo spazio espositivo: non si può pensare di attirare le persone, con un bancone e distribuendo depliant ed opuscoli come si faceva 20 anni fa. Serve – per le eventuali prossime edizioni – un programma di animazioni, effetti multimediali, appuntamenti glamour, che possano essere un evento anche per coloro che non si occupano né di politica, né di turismo.

Lo dico spesso: se le persone che entrano non sentono il desiderio di farsi un selfie, vuol dire che qualcosa non va.

Roberto Guiggiani