La preoccupazione degli studenti degli atenei toscani a seguito della controversia fiscale tra il Dsu Toscana e il Fisco
“Il più grande attacco all’istruzione pubblica dopo la riforma Gelmini”. La definiscono così gli studenti del comitato studentesco senese Cravos, la difficile controversia tra Dsu Toscana e Agenzia delle Entrate di questi giorni. Una battaglia ampiamente sostenuta dagli studenti degli atenei toscani, pronti a mettersi in prima linea per evitare di veder affondare il loro diritto allo studio.
Il nocciolo della questione sono quei 45 milioni che l’agenzia toscana per il diritto allo studio dovrebbe restituire per Iva non dovuta, che secondo le l’agenzia della entrate si tratta di rimborsi non legittimi che vanno dal 2011 ad oggi. In pratica: l’azienda toscana, che eroga borse di studio e alloggi agli studenti con redditi familiari bassi, ha sempre versato l’Iva negli anni e goduto del rimborso a fine anno da parte dello Stato. L’Agenzia delle Entrate però, ha ritenuto che questo regime fiscale non fosse del tutto valido e ha previsto, secondo uno dei comma della legge statale sul settore del 1927, che i servizi universitari siano esenti dall’Iva. Quindi tutti i rimborsi di cui ha goduto il Dsu sarebbero illegittimi.
“Prima del 2011 – spiega Francesco Sciortino, presidente del consiglio territoriale studentesco – le irregolarità sarebbero prescritte ma dal 2011 non più, e il rischio è alto . Il Dsu potrebbe dover sborsare tra sanzioni e arretrati 9 milioni l’anno dal 2011: 45 milioni fino al 2016. Una cifra che potrebbe costringere l’azienda ad azzerare le borse, chiudere le case dello studente e, nelle peggiore delle ipotesi, chiudere i battenti”.
Qualcosa intanto si è mosso: l’emendamento che avrebbe stroncato il Dsu e che era entrato nelle bozze della manovra approvata lo scorso 11 aprile, è stato cancellato grazie ad un’azione di pressione rivolta a parlamentari, al ministero dell’Economia e dell’Istruzione e persino al presidente della repubblica Sergio Mattarella. Ma la grana rimane, eccome. La battaglia è ancora aperta e quelli che ne usciranno sconfitti saranno soprattutto gli studenti, gli oltre 14 mila che usufruiscono delle borse e dei buoni mensa e i quasi 5000 che vivono negli alloggi universitari di Firenze, Pisa e Siena. “Solo nella nostra città – continua Sciortino – si parla di oltre 2200 studenti che perderebbero i loro diritti, con un danno incalcolabile sia per l’ateneo, che per l’intera città. Dal Ministero del Tesoro stiamo aspettando un emendamento legislativo, che doveva passare con la legge di stabilità e che alla fine non è passato. A Siena, intanto, si è formato un comitato studentesco chiamato #iostudiointoscana e stiamo raccogliendo l’appoggio dei cittadini ma soprattutto dei commercianti, che in qualche modo percepiscono la gravità della situazione forse più delle istituzioni. Vogliamo smuovere i media, il Sindaco e gli enti competenti per rimanere uniti e affrontare un problema di dimensioni regionali”.
Intanto gli studenti degli atenei toscani si organizzeranno il prossimo 18 maggio in una giornata comune che si svolgerà nelle tre sedi di Siena, Pisa e Firenze “per informare quanti più studenti possibili e smuovere quanto più possibile le forze politiche”.