I cambiamenti ci saranno. Ma non saranno radicali e non li vedremo nell’immediato. Cristiano Leone sta facendo un lavoro centellinato per dare un nuovo volto al Santa Maria della Scala.
La tavolozza con cui usare i pennelli per dipingere il quadro del nuovo museo è lo statuto. Il presidente della Fondazione che gestisce il Complesso non può ottenere l’ingresso dei privati nella compagine societaria, Di qui il cambio di strategia
“Mi è stato consegnato uno statuto che teoricamente riguarda una fondazione che avrebbe dovuto iscriversi al terzo settore. Tuttavia, per come è stata costituita, questa iscrizione non è possibile. Quando un’istituzione si iscrive al terzo settore, lo fa generalmente per consentire l’ingresso di capitali privati nella struttura societaria. Questo però non è possibile nel nostro caso, poiché abbiamo come socio fondatore il Comune di Siena, che è socio unico, e che ci mette a disposizione anche il personale – ha spiegato Leone -. Con queste caratteristiche, non possiamo iscriverci al terzo settore e, di conseguenza, non possiamo accogliere soggetti privati nella nostra struttura. Riflettiamo su come potenziare ciò che già siamo, ossia una partecipata, e di rafforzare la componente pubblica”.
L’obiettivo dunque sarà quello di rafforzare la presenza pubblica. “Serviranno sempre più sforzi da parte dell’amministrazione e dei singoli cittadini. Realizzeremo – spiega Leone – partnership e sponsorizzazioni in modo che possa partecipare anche la cittadinanza ed il tessuto economico del territorio. Stiamo lavorando anche con le istituzioni in modo che possa finalmente entrare il Ministero del Cultura. Questo luogo è un vanto per Siena ma il suo prestigio esce fuori dalle porte della città”.
Ed intanto è ormai prossimo al via il festival di arti performative Xenos, che da giovedì nel museo porterà danza, realtà virtuale ed una mostra che immortala artisti come Marina Abramovic, Araki e Remi Yadan e la partecipazione del ballerino di fama internazionale Sergio Bernal.
“Il nostro è un omaggio allo straniero. Ho voluto fortemente realizzare questo progetto insieme al cdae, che ho l’onore di presiedere, per rendere omaggio alle presenze che hanno abitato questi luoghi – ha aggiunto – . A mio giudizio, non c’è modo migliore di celebrare una presenza assente, ma al contempo profondamente presente, che attraverso il corpo e la performance”.
Katiuscia Vaselli
L’intervista completa uscirà nei prossimi giorni
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