Sant’Ansano, l’omelia di Lojudice: “Portiamo la pace nel quotidiano. E ai giovani insegniamo il saper fallire”

L’invito ai giovani ad elaborare e accettare quel fallimento che porta, come ultima ratio “alla violenza inaudita dei femminicidi”. E l’invito alla pace, “al costruire alleanze e non conflitti” perché “con la violenza e con la spada” della guerra “non c’è futuro”.

L’omelia del cardinale Augusto Paolo Lojuidice, per le celebrazioni di Sant’Ansano, si muove lungo queste due assi. L’Arcivescovo ha esordito ricordando la figura di Raffaello Ginanneschi, l’ex-priore della contrada della Giraffa scomparso un anno fa.

Il passo del Vangelo che viene citato è invece quello di Matteo 10, 16-23: “io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”, dice Lojudice spiegando che “è un criterio di vita. Una frase che chiarisce il paradigma della complessità delle esistenze e della necessità di incarnare determinati valori”.

Lojudice passa poi ad una delle colonne portanti del suo discorso, quella pace che “non si può chiedere se nel cuore non ci sono sentimenti buoni”. I conflitti, continua, “producono una una monocultura di rancore e odio. In passato – aggiunge- si è pensato che la via militare potesse l’unica via d’uscita. Ma oggi abbiamo la dimostrazione che serve il dialogo, non la soppressione dei contrasti tentando di schiacciarsi reciprocamente. Non c’è pace senza dialogo, il dialogo è ciò che rende più umani”.

Da qui la richiesta di “fare di tutto affinché si viva e si realizzi” la pace  “nel concreto e nel quotidiano della nostra vita”.

I temi ‘caldi’  della cronaca dettano il ritmo all’intervento di Lojudice. E dopo la guerra c’è il tema della violenza di genere: il cardinale si rivolge direttamente ai priori: “Pensiamo a chi verrà dopo di noi, ai più giovani.  Ogni momento sia occasione di educazione, per superare ogni tipo di pregiudizio. Partiamo dalla realtà, rompiamo il silenzio, stipuliamo patti con persone che ci sono vicine e in particolare con i ragazzi”.

“Ognuno può essere educatore, diventare esempio con una testimonianza vera e credibile”, è la chiosa dell’Arcivescovo che poi chiede di ” essere solidi e punti di riferimento per i tanti che sono smarriti”.

Marco Crimi