Scaramanzie, scongiuri, voti. Antropologia del Contradaiolo

Che cosa non si farebbe per vincere o per far perdere la rivale! Quando c’è la terra in Piazza rivengono a galla superstizioni, scaramanzie, esorcismi che, in confronto, un film di Totò è roba da ragazzi.
Se un abito è stato indossato quando s’è vinto il Palio, lo si indossa di nuovo ogni volta che ci s’ha da prendere il cavallo. Un vecchio e plurivittorioso capitano indossava sempre la stessa giacchetta che aveva i colori della sua Contrada. Dai e dai gli era diventata stretta e appariva teneramente fuori moda, ma a lui non gliene fregava niente. Un altro suo collega, per la tratta, si metteva sempre la stessa giacca sulla quale, negli anni, avevano scacazzato generazioni plurime di piccioni dissenterici: c’era più merda che tessuto, ma nemmeno lui se ne curava.
Chi scrive, visto che aveva una certa camicia quando alla sua Contrada era toccato il cavallo con cui aveva vinto, ha continuato a indossarla tratta dopo tratta. Senza vincere. Allora, un giorno, ha deciso di rompere l’incantesimo negativo e di disfarsene.
Ha continuato a non vincere lo stesso. Chi scrive è uno sfigato.
E la leggenda della croce nella curva di San Martino perché ci caschi la rivale? Va fatta col piede sinistro, sennò non funziona.
E dei riti misterico/iniziatici cui viene sottoposto chi va a prendere il cavallo ne vogliamo parlare? Ogni Contrada ha i suoi e nessuna ve li racconterebbe nemmeno sotto tortura.
E poi il voto: no, non è un fioretto. Il fioretto è roba da cittini: questo è il voto solenne che non può essere improvvisato. Così, è tutto uno spremere le meningi per beccare quello perfetto, quello che sarà più gradito alle “Alte Sfere Celesti”; tanto gradito da convincerle a “tornare dalle vacanze” prima di Ferragosto per volgere un occhio benevolo verso la Contrada del cuore.
Tutti i senesi sanno che c’è chi, “per grazia ricevuta”, è andato a piedi da Siena a Firenze, ha salito in ginocchio tutte le scale del Duomo per arrivare fino all’altar maggiore, ha pulito le cucine di una pizzeria cittadina per la felicità dei proprietari che, quel giorno, hanno lavorato parecchio meno, oppure ha fatto tutti i cenini dopo Palio (compresa cena del piatto e dell’asta) senza toccare un goccio di vino.
Sappiamo di un contradaiolo che, proprio per grazia ricevuta, salì in cima alla Torre del Mangia portando a cavaceci sulle spalle una citta: il giorno dopo aveva la febbre a 40!
Come deve essere un voto? Innanzitutto deve imporre una rinuncia a qualcosa che si ama, oppure deve comportare uno sforzo o un’azione particolarmente gravosa. Ma attenzione: il voto deve essere un impegno, importante magari, ma non impossibile da realizzarsi. Perciò è inutile barare e imbarcarsi in imprese ciclopiche: la Chiesa stessa (e per situazioni ben più serie di questa) rifiuta le promesse che risultano impossibili a mantenersi, poiché, saggiamente, ammonisce che “ad impossibilia nemo tenetur”. E, a proposito di voti, per il palio dell’Assunta ecco che l’altare dedicato alla “Madonna del Voto” (è l’altare giusto per l’occasione giusta), in duomo, viene preso letteralmente d’assalto dai contradaioli: tutti, ma proprio tutti, andranno prima o poi ad accendervi, come minimo, una candela. Intanto si guarda dove verranno posizionate le bandiere dentro la cattedrale: a lato dell’altare maggiore? Buono Alla colonna dove si issa il drappellone. Perfino meglio. Alla porta d’ingresso? Per essere sicuri che si esca vittoriosi a bandiere spiegate dietro il drappellone o, se non si corre, che non entri vittoriosa la nemica. Se a guardia del Cencio c’è una Contrada che non corre, vuol dire che cercherà di ostacolare la rivale in Campo.
Per finire un’ultima raccomandazione sui voti: scioglieteli solo dopo essere stati esauditi. Non fate come qualcuna (al femminile) che conosco io, che un anno ha lasciato il fazzoletto all’altare della Madonna del Voto il 15 d’agosto e poi “col cavolo” che il 16 ha vinto il Palio!
Anche con le Alte Sfere Celesti vale il vecchio adagio popolare: “chi paga prima secca la vigna”.

Duccio Balestracci