L’ospedale Le Scotte di Siena ha trattato il primo paziente Covid positivo con gli anticorpi monoclonali di Ely Lilly e a maggio, secondo quanto riferito dal dg del policlinico Antonio Barretta, dovrebbe partire la sperimentazione dei farmaci di Tls.
“C’è massimo impegno da parte di tutti – dice Barretta – per agire sempre più precocemente contro il Covid perché intercettando e curando la malattia nelle fasi iniziali si può evitare che i pazienti si aggravino e siano ospedalizzati o, peggio, evolvere verso un esito infausto”.  Come sottolinea il direttore sanitario delle Scotte Roberto Gusinu “si tratta di anticorpi monoclonali progettati per legarsi alla proteina spike di Sars-CoV-2 in modo da impedire al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. I dati degli studi ad oggi pubblicati indicano l’assenza di beneficio nei pazienti ospedalizzati con fase avanzata di malattia, mentre l’utilizzo in fase precoce può permettere di ridurre la carica virale ed evitare peggioramenti della malattia e, soprattutto, l’insorgenza della polmonite”.
Come viene spiegato da un comunicato, il trattamento con i monoclonali “è dedicato ai pazienti in fase precoce di malattia e rientranti in particolari categorie individuate dalla normativa” e la popolazione candidabile al trattamento riguarda “soggetti positivi al covid con età superiore ai 12 anni, non ospedalizzati per covid-19, non in ossigenoterapia per covid-19, con sintomi di grado lieve-moderato di recente insorgenza e comunque da non oltre 10 giorni e presenza di almeno uno dei fattori di rischio individuati dalla legge come ad esempio persone dializzate, diabetiche, gravemente obese, con malattie cardiache, del neurosviluppo, respiratorie, con immunodeficienze, dipendenti da dispositivi tecnologici, ecc”, scrivono dall’ospedale.
“La somministrazione del farmaco – conclude il professor Bruno Frediani, responsabile area Medico-Chirurgica Covid – viene effettuata in area Covid, al piano 3s del DEA, con percorso dedicato all’ingresso e all’uscita di questi pazienti ed è l’infettivologo a curare l’iter assistenziale. La somministrazione, che avviene per via endovenosa, dura circa un’ora. Il paziente dovrà poi rimanere un’altra ora in osservazione e sarà poi sottoposto a controlli periodici. Gli anticorpi disponibili – conclude Frediani – sono forniti da due aziende farmaceutiche e si basano entrambi sulla combinazione di due anticorpi diversi. L’individuazione dei pazienti candidabili alla terapia con anticorpi monoclonali è compito dei medici di medicina generale e pediatri e dei medici delle USCA”