Gìà… in tempi di neologismi, concedetemi di parlare di ‘debitismo’. Concedetemi di parlare della trasformazione da capitalismo a debitismo. Perché, se ci pensate bene, di questo si tratta.
Facciamo un passo indietro. L’adagio, fino a poco tempo fa, diceva che “i debiti vanno pagati”.
Era un po’ come una sfida morale, un’onta psicologica, una vergogna interiore più che esterna che imponeva, alle generazioni passate, quasi di non dormire la notte per affrontare i propri impegni, le proprie incombenze, i propri assunti.
Ed era così che la rata dell’affitto, così come la cambiale data in pagamento oppure il semplice impegno verbale divenivano assiomi sui quali non solo creare il proprio futuro ma, soprattutto, costruire la propria credibilità.
Non c’era storia: se il trenta del mese bisognava pagare si pagava, a costo, come si dice da noi di “mangiare pane intinto nell’acqua”.
Poi un po’ le cose sono cambiate: in peggio.
Con il passare del tempo ed il mutare delle abitudini il debito è divenuto più una promessa che un mormoreo impegno, mutuando le concezioni anglosassoni per le quali, da sempre, l’assegno non è un impegno diretto e pubblico ma una sorta di invito a pagare alla propria banca, traendo i fondi su un conto corrente. Banca che, in mancanza di soldi si rifiutava di pagare senza alcuna conseguenza importante per l’emittente.
Per questo, qui da noi, sono praticamente spariti i pagherò diretti, gli assegni a data (abitudine molto in voga in passato, nonostante la loro illiceità) e le cambiali (passibili, in caso di insoluto, di pubblicazione nel “bollettino dei protesti”) soppiantate dai RID, gli ordini di addebito ed i bonifici, per loro natura non sanzionati, essendo dei meri contratti fra cliente e banca dove il creditore ha pochissime tutele in caso di mancato pagamento.
E’, nei fatti, una istigazione a delinquere, poiché la sanzione in caso di insolvenza è sostanzialmente nulla ed il sistema giudiziario talmente inefficiente che concede anni ed anni per eventualmente rimediare.
Il debito e la sua costruzione scientifica hanno così soppiantato la liquidità e la capacità di risparmio delle famiglie e dei giovani, sempre più propensi a seguire la moda indebitandosi (….“tanto nessuno mi fa nulla”) che non a fare sacrifici ed aver rispetto (e paura) degli impegni che si assumono.
Sarà che sono un nostalgico, sarà che ho studiato diritto sul Bianca, sarà che non sopporto le scappatoie ma io sarei per reintrodurre la vecchia, cara cambiale: e il bollettino dei protesti.
Sempre e comunque viva il tricolore!
Luigi Borri
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