Se il virus serve a capire le priorità delle persone

Ai tempi del virus abbiamo visto il teatrino degli aperitivi sui navigli, come quello delle spiagge affollate in diverse parti d’Italia.

La cosa sembrerebbe essere priva di importanza, marginale, se non si ponesse attenzione ad un fenomeno (importante) che sta pervadendo la nostra società: il mutamento, lento ma continuo, delle priorità nella lista mentale delle persone.

E allora, vedendo gli effetti, la questione si fa seria, per non dire grave.

Non mi si venga a dire che è colpa del confinamento o della mancanza di libertà: si tratta, più semplicemente, di un fenomeno sociale che porta a dare più importanza al bicchiere o alla tintarella che ad altri valori che i nostri padri fondanti avevano assunto a postulato per la nostra Nazione.

Il lavoro e la famiglia, per esempio, la democrazia e l’impegno sociale, sotto altri versi: il rispetto altrui, soprattutto.

Il fatto di poter consumare un bicchiere o sdraiarsi al sole in barba ai divieti ed a possibili sanzioni, oltre alla totale noncuranza di leggi, dà l’esatta sensazione del vuoto culturale e sociale nella quale versa il nostro popolo: fatto di app, spritz, e Netflix più che di lavoro, sacrificio e rispetto.

Già il rispetto: quella cosa che si perde dentro un mojito perché è più importante di una mascherina o di una imposizione del Governo.

Il rispetto: la cui mancanza porta ad essere anarchici con i soldi di babbo e mamma ed i contributi dello Stato e magari anche scocciati con le forze dell’ordine che la legge la fanno rispettare.

Ma le priorità oggi sono queste.

Per questo occorre che la politica rifondi la nostra società sui valori storici – famiglia, legalità ed educazione al sacrificio  – prima di addentrarsi in bonus vacanze o altre attività tese solo al consenso: sarebbe questo il piano Marshall più importante e rivoluzionario.

Ma tutti, per adesso, preferiscono abbandonarsi al nulla e vivere un – misero – presente.

Viva l’Italia e la bandiera.

Luigi Borri