“Se volete punire un detenuto, fatelo studiare”: inaugurato l’anno accademico del Polo Universitario Penitenziario dell’Università e dell’Università per Stranieri di Siena

“La mia notte, come quella di Ovidio. E la mia rinascita tra Iliade e Odissea negli anni dell’isolamento diurno, mentre a migliaia di chilometri di distanza mia moglie vive e ha vissuto sempre lontana ma sempre vicina  a me, come ‘La ragazza di Bube’ mandando avanti la famiglia fino a far diventare adulti i miei nipoti. Quindi, lo dico con forza, se volete punire un detenuto, fatelo studiare: quando si entra in carcere ci sentiamo noi le vittime, quando si apre un libro cresce in noi un senso di colpa senza fine. E’ lì che comincia la nostra punizione: studiando, imparando, comprendendo”. E’ un uomo di quasi 70 anni, la maggior parte dei quali trascorsi dietro le sbarre, a parlare. Un uomo entrato in carcere che era ancora un ragazzo, troppo grande per le scuole medie che aveva a malapena portato in fondo, troppo giovane per quell’ergastolo che lo aspettava. Dalla Sicilia alla casa di reclusione di Ranza, la sua vita è stata un viaggio sempre e solo tra corridoi infiniti e celle piccole, da una struttura all’altra fino ad approdare a San Gimignano. E’ qui che ha conosciuto – come già era avvenuto ad altri detenuti prima di lui – la lettura e poi lo studio e, a breve, la laurea in letteratura latina, con il professor Alessandro Fo.

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La storia del novello “Ovidio” – come lui stesso ama definirsi, avendo vissuto lui stesso metaforicamente l’addio del poeta a Roma – ha fatto da sfondo all’inaugurazione dell’anno accademico del polo universitario penitenziario dell’Università di Siena e dell’Università per Stranieri, occasione anche per sottoscrivere l’accordo per la creazione del primo campus universitario: “Oltre 80 gli studenti che partecipano ai corsi di laurea – ha commentato il rettore dell’Ateneo, di Pietra – siamo cresciuti moltissimo in pochi anni e questi sono numeri che fanno ben sperare perché i detenuti a Ranza sono 310 quindi oltre un terzo è impegnato nello studio. Sono i veri segnali della libertà di pensiero”.

“Parliamo di università della repubblica, di tutti voi perché le università non appartengono ai professori ma a tutti voi e credo che grandi artisti che hanno passato la vita a farsi domande sul valore delle loro opere sarebbero più felici oggi, qui, e troverebbero qui risposte anziché nei saloni dei milionari del mondo – ha commentato il rettore Montanari indicando celebri dipinti di Van Gogh che alcuni detenuti hanno riprodotto come murales sulle pareti del carcere- questo è un vero progetto di liberazione, guardando al futuro”.

 All’evento, è intervenuta la scrittrice Mariolina Venezia, autrice dei romanzi che hanno ispirato la serie televisiva “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”

 

Hanno preso parte all’evento la Dottoressa Maria Grazia Giampiccolo, direttrice della Casa di Reclusione, i due delegati alle attività del polo universitario penitenziario, professoressa Antonella Benucci e professor Gianluca Navone ed è intervenuto il Dottor Pierpaolo D’Andria, Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria Toscana-Umbria. Ospite d’onore dell’evento la scrittrice Mariolina Venezia, autrice dei romanzi che hanno ispirato la serie televisiva “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”.

Presso la struttura carceraria da anni si tengono le attività didattiche del polo universitario penitenziario. Sono stati circa 100 gli studenti che hanno preso parte alle attività didattiche e durante lo scorso anno accademico i primi studenti hanno conseguito il titolo di laurea.

Un momento significativo dell’inaugurazione è stato la sottoscrizione dell’accordo per la gestione del campus universitario. L’atto individua le modalità di accesso agli studi e lo svolgimento delle attività didattiche all’interno dell’istituto penitenziario.

L’incontro con Mariolina Venezia , del ciclo “Raccontami”, è stato un’opportunità per esplorare tematiche legate alle esperienze di vita, anche a partire dai personaggi dei suoi romanzi, e al ruolo della conoscenza e dell’educazione anche in contesti penitenziari. Il dibattito è stato coordinato da Antonella Benucci, docente dell’Università per Stranieri di Siena e Delegata per il Polo Universitario Penitenziario, e Alessandro Fo, docente del Dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature Antiche e Moderne dell’Università di Siena. Questo momento ha offerto un’opportunità per approfondire le tematiche trattate, creando uno spazio di discussione e confronto.

 

Katiuscia Vaselli