“Chi siete? Cosa fate? Cosa portate? Sì, ma in quanti siete? Un fiorino!”: no, non è il film “Non ci resta che piangere” di Massimo Troisi e Roberto Benigni, bensì “La vite è bella: non ci resta che bere”, l’ operetta del 2023 dei Goliardi senesi delle Feriae Matricularum, diretta anche quest’anno da Luca “Fresco” Virgili. Lo spettacolo, tornato al teatro dei Rinnovati nel 2019, ha avuto la serata di apertura ieri, giovedì 18 maggio, e chiuderà domani sera.
Per la stagione 2022-2023, il principe delle Feriae, Iacopo Mori detto Ciro, viste le sue origini di Montalcino e la sua sfrenata passione per il cinema, ha deciso di omaggiare due grandi colonne portanti di Siena e dell’Italia: il vino e l’attore (vincitore di due premi Oscar) Roberto Benigni.
L’operetta di quest’anno, infatti, non vede la città di Siena come unica protagonista, ma vuole avere una visione più ampia di tutto il territorio, andando anche un po’ a punzecchiare gli otto candidati a sindaco, che in questa campagna elettorale, della parola “territorio”, ne hanno abbondante uso.
La storia è un vero e proprio intreccio tarantiniano, in cui si viaggia tra l’epoca dell’Antica Grecia con gli dèi dell’olimpo e il mondo attuale, proprio come accade in “Non ci resta che piangere”, quando Troisi e Benigni tornano indietro di 450 anni, regalandoci scene memorabili, come l’incontro con Leonardo da Vinci o la lettera a Giacomo Savonarola.
I Goliardi senesi, invece, nell’operetta, si sono ritrovati in un mondo, in cui è sparito il vino ovunque, meno che a Siena.
Proprio in questo momento, interviene il dio del vino Bacco, il quale ha la missione di ridare il vino all’intero pianeta e per fare ciò, dovrà confrontarsi con i candidati a sindaco di Siena e trovare il modo di raggiungere l’obiettivo.
“Aldilà dell’operetta, che sancisce la fine dell’annata goliardica – spiega il principe Iacopo Mori -, per le Feriae Matricularum è stata una stagione molto positiva, perché sono entrate quindici nuove matricole, un dato che conferma la crescita del movimento, il quale negli ultimi dieci anni stava leggermente calando. Sono orgoglioso di poter essere stato il principe di questa annata e spero che certe tradizioni senesi, possano non morire mai. Gaudeamus!”.
Pietro Federici