A questo punto i due candidati civici – Pierluigi Piccini e Massimo Sportelli – devono concentrarsi su un unico obiettivo: togliere almeno 2000 voti al Partito Democratico. Altrimenti, la loro corsa a sindaco di Siena finirà in un binario morto. E non esistono scorciatoie, come intercettare gli astensionisti. Anche il 4 marzo i senesi sono andati a votare in massa e dunque la “pesca miracolosa” di elettori delusi dalla politica non riempirà – se non di qualche centinaio di voti – le reti di chi pensa di essere la soluzione alternativa e vincente.
Perché non sarà facile neppure questa volta battere il Partito Democratico ed al centrosinistra alle elezioni comunali di Siena. Se perfino nel giorno del Pd al minimo storico a livello nazionale, imprevedibilmente sotto il 20%, ben 9500 senesi regalano al “partitone” un 31,38% addirittura “lunare”, significa che la base elettorale costruita in decenni di governo è ancora solidissima.
Aggiungiamo pure una parte sostanziale del 5% andato alla lista +Europa di Emma Bonino, il 4,20% di Liberi ed Uguali (l’accordo per le comunali è già fatto da tempo) e qualche razziatore di preferenze che sarà sicuramente messo in lista ed ecco che la coalizione di centrosinistra – qualunque sarà il candidato sindaco – ritorna vicino ad una quota 40% inarrivabile per tutti e non facilmente scalabile neppure al ballottaggio.
Non sarà facile battere il centrosinistra, ma il centrodestra ha le carte per provarci. Con o senza Luigi De Mossi, che in effetti – al momento – non sembra in grado di essere un valore aggiunto capace di portare voti in più. E dunque potrebbe essere sostituito in corsa da un altro candidato senza provocare scossoni. Però il centrodestra deve stare attento: la forza della Lega può essere la sua debolezza.
Con i 4500 voti ottenuti dalla Lega di Matteo Salvini, la Lega fa bene a fare la voce grossa ed alzare il prezzo, ma a questo risultato non corrisponde, in città, un partito forte e radicato e ben organizzato per raccogliere la stessa quantità di voti anche senza il traino nazionale. Ci potrebbe essere un’emorragia di voti, e se il centrodestra arriva al ballottaggio con oltre 10 punti di distacco, l’elettorato non percepisce la possibilità di una vera rimonta e di conseguenza una parte decisiva non ritorna a votare al secondo turno.
Le elezioni del 4 marzo sembrano invece lasciare al palo il Movimento 5 Stelle. Che raccoglie quasi 6 mila voti e supera il 19%, e quindi supera bene la crisi interna dovuta alla scelta dei candidati per Camera e Senato ed il contraccolpo per la candidatura di Salvatore Caiata a Potenza, ma dimostra di non avere forza espansiva e dunque è probabile che perda molti consensi quando la scelta sarà sui nomi locali. A meno che il nuovo deputato Luca Migliorino – contestato prima, ma vincente adesso – non trovi candidato sindaco e consiglieri capaci di sparigliare.
Roberto Guiggiani
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