Seguo con attenzione la campagna elettorale per le elezioni regionali in Sicilia (si voterà il 5 novembre) e come accadeva al personaggio di Altan, ho maturato un’idea che non condivido: per candidarsi a sindaco di Siena conviene aspettare febbraio 2018 e l’esito delle elezioni politiche nazionali.
Perché in Sicilia candidato del Movimento 5 Stelle Giancarlo Cancellieri ha annunciato la sua candidatura a luglio – come sta scritto sui manuali della politica che ho studiato all’università – ed ha iniziato un lavoro sul territorio, con l’appoggio dei dirigenti nazionali, ma adesso, a due mesi dal voto, appare a corto di fiato. Mentre il centrodestra, che sembrava diviso e impotente, si è improvvisamente ricompattato sul nome di Nello Musumeci (è arrivato Berlusconi, ha detto va bene e fine del chiasso) ed è diventato il favorito, mentre Pd e sinistra sono ancora persi nelle loro battaglie interne.
Lo stesso potrebbe avvenire a Siena. Tutte le mosse di questo inquieto settembre – fra listone civico di Marzucchi, attesa della candidatura De Mossi, uscita di Vigni e Campanini dall’Unione Popolare Senese – potrebbero portare a soluzioni e proposte che adesso sembrano valide, ma potrebbero diventare effimere e superate sulla base del risultato delle politiche nazionali.
Ipotizzo qualche scenario. La quarta vittoria di Berlusconi (che i sondaggi danno probabile) potrebbe dare una scossa elettrica al centrodestra senese e richiamare all’ordine tante componenti di destra che oggi flirtano con il Listone civico e a quel punto dovrebbero – con minore o maggiore entusiasmo – tornare all’ovile da brave pecorelle smarrite. Oppure, una sconfitta netta del Movimento 5 Stelle avrebbe l’effetto di svuotarne il serbatoio senese di parecchie centinaia di voti, forse anche un migliaio, immettendo sul “mercato” elettorale una quota di elettori che potrebbe essere decisiva. Mentre, al contrario, il successo elettorale e l’ascesa di Luigi Di Maio a primo ministro darebbe al Movimento 5 Stelle senese direttamente le chiavi per entrare trionfalmente a Palazzo Pubblico.
E poi naturalmente c’è Matteo Renzi. Se il PD vincesse da solo, anzi contro gli scissionisti di Articolo 1 e l’arcipelago della sinistra, l’ondata a livello locale sarebbe incontenibile e addio sogni di alternanza, mentre una sconfitta secca, con il Pd al terzo posto, segnerebbe la fine definitiva di Renzi e tutti coloro che negli ultimi 4 anni sono usciti dal PD, tornerebbero immediatamente dentro per riprendersi il partito che sentono come loro e cacciare via i renziani ed ogni traccia di renzismo.
Sì, per chi vuole fare davvero il sindaco di Siena conviene aspettare febbraio. O c’è il rischio di rimangiarsi parecchie cose…
Roberto Guiggiani
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