Le campagne elettorali sono crudeli. Mettono sempre in evidenza quello che è il carattere vero di ogni candidato e quando uno tenta di apparire un po’ diverso, in assoluta buona fede e soltanto per l’onesto desiderio di conquistare qualche voto in più, il contrappasso può essere spietato. E anche divertente.
L’immagine di Massimo Sportelli seduto da solo al tavolo della conferenza stampa di annuncio della sua candidatura a sindaco è una di quelle. Uno, nessuno e centomila, mi viene da dire. Uno, lui sotto i riflettori. Nessuno, al suo fianco, per far credere di essere il candidato libero da ogni legame con il passato. Centomila, i tanti protagonisti del vecchio “sistema Siena” che lo sostengono, gli portano i voti, e hanno solo bisogno della sua faccia nuova per sopravvivere. Alla fine, il tavolo vuoto appare invece fin troppo affollato.
Ma va detto che è in buona compagnia con gli altri candidati a sindaco.
Guardo la foto di Pierluigi Piccini seduto in ultima fila ad un incontro a SpazioSiena e penso che il tentativo di farsi vedere disponibile ed interessato all’ascolto è certo generoso, ma poco efficace. Effetto “falso come un dente rifatto” mi suggerirebbe senz’altro il mio amico Paolo, fieramente volterrano. Non perché Piccini non abbia interesse o capacità di ascolto, ma perché non c’è nessun bisogno di ostentarlo così, pubblicare un post specifico su facebook e mettersi proprio in ultima fila. Se uno ha voglia di ascoltare, va bene anche la quarta o quinta fila. Ma – certo! – la fotografia sarebbe venuta peggio…
Giampaolo Pansa racconta che guardando la foto di Junio Valerio Borghese – protagonista di un controverso e mai chiarito tentativo “colpo di stato” nel 1970 – la grande Lietta Tornabuoni coniò una battuta geniale: “Ma questo è Pietro Gambadilegno!” E la somiglianza con l’indimenticabile e simpatico avversario di Topolino in tanti meravigliosi fumetti tolse ogni credibilità e pericolosità all’ex sommergibilista. Non vorrei essere irriguardoso, ma confesso che la cosa mi è tornata in mente, guardando la foto di Sergio Fucito e degli esponenti di Casa Pound davanti al Tribunale di Siena. Ma credo che molto dipenda dall’abito informale, forse giacca e cravatta potrebbero essere più adatte per le prossime immagini.
Alla fine quello che ci fa la figura migliore è Luigi De Mossi, fotografato sorridente con uno degli orsi bianchi dello scandalo in Via del Capitano. Negli occhi, che sono lo specchio dell’anima, io ci leggo una frase: “Non pensavo che fare campagna elettorale fosse così divertente!”. Ma anche a lui voglio ricordare, affettuosamente, una frase che ad Hollywood gira da decenni e che invita attori e attrici a non fare mai – e poi mai – un film con un animale come partner. Per quanto bravi, non potranno mai esserlo come la bestiola.
Roberto Guiggiani