Siena e la politica – La triste vittoria del soldato Valentini

Un romanzo d’appendice. Potrebbe essere definito così il nuovo appuntamento che Siena News dà ai suoi lettori. Il tema sarà quello politico e il taglio, perfettamente in linea con le scelte editoriali di questo giornale, riprenderà quel feuilleton che nacque in Francia nell’Ottocento e diventò irrinunciabile per il pubblico dei giornali. Un romanzo d’appendice, appunto. Un racconto che tra le righe racconterà molto più di ciò che vuole lasciar intendere e che parte da lontano. Mentre già si sta delineando il quadro per preparare il campo di battaglia delle prossime elezioni comunali, è bene rinfrescare la memoria ai lettori partendo dal 2013, dalle ultime Comunali, raccontando ciò che era successo e poi parlando di quello che è successo in questi anni. Ricordando che quelle elezioni erano (anche) figlie della forte crisi che aveva scosso Siena nel 2012 e che da quella scossa la città non sarebbe mai stata più quella di prima.

Si può guardare avanti solo con la memoria lucida e la testa libera. E la testa, si sa, è libera solo se conosce fino in fondo. Il responsabile della nuova rubrica sarà Roberto Guiggiani, lo aiuterà Katiuscia Vaselli. Ogni mercoledì l’appuntamento con la storia, breve ma intrigata e gattopardiana, della politica senese: personaggi e momenti salienti dal 2013 ad oggi.

Con la lente inevitabilmente distorta dell’esito finale (anche in politica vale il detto “il risultato è la sola cosa che conta”) le elezioni comunali di Siena del 2013 restano quelle in cui Eugenio Neri sembrò capace di battere Bruno Valentini, prima che arrivassero i voti della cintura rossa, Taverne d’Arbia – San Miniato, a salvarlo di soli 930 voti. Ma quello fu solo il brivido di alcune ore, in cui il vantaggio di Neri sembrava incolmabile.
Ma il momento decisivo di quelle elezioni non fu quello. No, fu la sera in cui lesse il risultato del primo turno, che Valentini si rese conto – in un attimo – di essere stato il soldato che aveva portato a termine la missione di salvare il centrosinistra della deriva, ma che il suo compito finiva lì. Tutto quello che aveva detto in campagna elettorale sarebbe rimasto scritto sull’acqua. Valentini aveva evitato il disastro ed aveva tenuto la coalizione di centro sinistra al 40%, soglia che sembrava più che sufficiente per vincere il secondo turno, limitando l’emorragia verso Sinistra per Siena e il Movimento 5 Stelle, che con Laura Vigni e Michele Pinassi avevano ottenuto un buon risultato, ma senza incidere in profondità, nella carne dell’elettorato di centro sinistra.
L’opposizione, per Valentini, non rappresentava un problema. Le elezioni erano state, come sempre, le “primarie” per scegliere in candidato più forte del centrodestra, ma Neri era indietro di 20 punti e le divisioni fra i tanti, troppi candidati, sembravano impossibili da colmare.


Però era una vittoria triste: sui 12 consiglieri comunali eletti dal Pd, ben 10 erano di osservanza ceccuzziana e dunque non rispondevano a lui. E la sua lista civica Siena Cambia aveva ottenuto quasi il 10%, il doppio del previsto, con oltre 2500 voti e 5 consiglieri, ma solo perché gonfiata dai voti di Alberto Monaci, che infatti ne aveva eletti 2 con un mare di prefernze. Quindici giorni dopo, quindi, semplicemente confermando i voti ottenuti al primo turno sarebbe stato il Sindaco di Siena, ma con solo 5 consiglieri, e neppure particolarmente influenti, al suo fianco. Gli altri 12 (10 di Ceccuzzi e 2 di Monaci) erano la dimostrazione che il progetto di Valentini era fallito: la spallata non c’era stata, i voti del centrosinistra erano rimasti laddove erano sempre stati, nelle solite mani.

Ed intatta era anche la forza di Mauro Marzucchi e della sua Siena Futura, che aveva ottenuto ben 1500 voti, e con il quale avrebbe voluto fare un’alleanza, senza però trovare mai una quadra che fosse vantaggiosa per entrambi.

Quattro anni dopo siamo ancora fermi lì, nella stessa situazione di quel maggio 2013.

1-continua

Roberto Guiggiani