Ho affinato un metodo per rendermi ancora più antipatico. E siccome funziona bene, vi suggerisco volentieri di adottarlo anche voi.
Ogni volta che incontro un amico o un conoscente che sostiene – attivamente o in maniera più tiepida – un candidato a sindaco di Siena (ve li ricordo in ordine alfabetico: Luigi De Mossi, Sergio Fucito, Luca Furiozzi, Pierluigi Piccini, Massimo Sportelli, Bruno Valentini e venerdì si aggiungerà anche il candidato di Sinistra per Siena), lo ascolto attentamente, riepilogo brevemente i punti essenziali del suo ragionamento per far vedere che ho seguito e capito, e poi piazzo la domanda: “Ma al secondo turno per chi voterai?”.
La prima reazione è normalmente un “vaffa”, soprattutto perché così facendo, metto in dubbio immediatamente la capacità del suo candidato del cuore di arrivare primo o secondo. Ma quella che conta è la seconda reazione, che nella maggior parte dei casi è un più serio e meditato “dipende”.
Ecco, proprio quella parola – “dipende” – è la chiave di lettura dei sentimenti dell’elettorato senese, molto più di mille sondaggi, spesso costosi ed incompleti. E vale la pena essere un pochino più antipatico per capire che il voto del secondo turno sarà tutt’altro che ideologico, ed anzi misurato sulla qualità dei due candidati che arriveranno a giocarsi il posto, ancora oggi ambito, di primo cittadino di Siena.
Estremizzando un po’ – come mi piace fare – si può dire che il voto al primo turno sarà inutile o quasi. Che arrivino al ballottaggio Valentini e De Mossi (secondo me, lo scenario più probabile), oppure Valentini e Sportelli (che in questo momento è il candidato con il vento nelle vele), oppure Sportelli e Furiozzi o De Mossi e Piccini (due ipotesi che cambierebbero davvero lo scenario della politica senese), alla fine poco importa. Se non per i diretti interessati, ovviamente.
Quello che conta è la valutazione degli elettori sulla qualità di amministratore dei due candidati al ballottaggio. Ed in questo senso, Valentini e Piccini, avendo già svolto il “lavoro” di sindaci, sono quelli con un vantaggio in più, visto il sacro timore che i senesi hanno per qualsiasi novità e cambiamento, e dunque anche verso quello di affidare il governo della città a nuovi amministratori.
Ma non vedo l’ora di arrivare al 24 giugno per scoprire cosa si nasconde dietro tanti “dipende”.
Roberto Guiggiani