A due settimane e quattro giorni dalle elezioni comunali di Siena mi sembra che siano soltanto due gli scenari da prendere in considerazione: il ballottaggio fra Bruno Valentini e Luigi De Mossi, se il centrodestra saprà consolidare la base dei voti ottenuti alle politiche, nonostante le burrasche in casa Lega e la sequenza senza fine di errori del proprio candidato sindaco; oppure il ballottaggio fra Bruno Valentini e Pierluigi Piccini, se sarà capace di interpretare meglio del centrodestra la voglia di liberare la città dal dominio del “partitone”.
Sembrano infatti loro i tre candidati capaci di attirare le intenzioni di voto dei senesi, comprese quelle degli oltre 5000 elettori del Movimento 5 Stelle che non avranno la possibilità di votare il loro simbolo preferito, dopo la sconcertante decisione dello “staff” nazionale di non certificare la candidatura di Luca Furiozzi e la lista dei consiglieri già preparata.
Credo invece meno ad un ballottaggio De Mossi – Piccini, senza Valentini. Un po’ per la forza del Pd e della lista In Campo, che ha messo insieme tutti i sostenitori dell’attuale sindaco. Ma soprattutto perché non pochi, fra coloro che sono rimasti delusi da questi cinque anni di amministrazione e che avevano magari giurato di non votare più per lui, stanno invece pensando di venire meno ai loro proclami. Di fronte alla possibilità di consegnare Siena al centrodestra o di ritornare al clima di veleni, minacce, sospetti degli anni di Piccini sindaco, dichiarano apertamente che il voto a Valentini, pur con tutti i suoi difetti, diventa il minore dei mali.
Uno scenario che forse potrà dispiacere a Massimo Sportelli, ma non ai “signori delle preferenze” che lo sostengono – Mauro Marzucchi, Claudio Marignani ed Alessandro Piccini – i quali saranno ben lieti di non andare ad un ballottaggio che sarebbe quasi impossibile da vincere, mentre vogliono giocare tutto il loro peso elettorale al secondo turno, puntando a quella che, come ho scritto mesi fa, è la loro “principale”: due assessorati ed una presidenza.
Fra l’altro, al ballottaggio le liste a sostegno di Sportelli potrebbero tranquillamente dividersi: qualcuno con Valentini ed il Pd e qualcuno con il centrodestra oppure con Pierluigi Piccini. E senza che questo debba suscitare scandalo o sorpresa, perché fa parte della politica, di fronte ad una scelta secca fra due candidati, che gli alleati del primo turno possano avere legittimamente opinione diverse. Così come fa bene David Chiti, pur proveniente dall’area di centrosinistra, ad incontrare De Mossi e dichiarare di non avere pregiudizi nei suoi confronti, qualora quel candidato sappia offrire maggiore disponibilità nei confronti del proprio programma.
Primo turno e ballottaggio sono due sport differenti.
Roberto Guiggiani
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