“Le grandi persone si riconoscono nei piccoli gesti“, è un piccolo fuori programma di un commosso Luigi De Mossi che chiude la consegna del Mangia d’Oro 2021 a Massimo Maccherini, cardiochirurgo delle Scotte e responsabile del trapianto di cuore e degli impianti per l’assistenza ventricolare.
Il dottore e decente dell’università di Siena ha ricevuto oggi la più alta onorificenza civica per un senese. “Se lo premiamo, premiamo tutto questo e, oltre la persona, il gruppo”. Così il dottor Eugenio Neri, anche lui cardiochirurgo, che ha presentato la consegna del Mangia 2021. “È importante aver stabilito che Massimo Maccherini raccogliesse questo premio, non è la sanità dell’emergenza che viene premiata oggi: è un qualcosa di molto diverso e forse più complesso , che va coltivato e difeso perché fatto di persone, storie ed esperienze non riproducibili”.
“Illustrare l’opera di Massimo e il contesto in cui essa è maturata è raccontare una storia avvincente di qualità e modernità – osserva Neri-. Per chi guarda Siena é difficile talvolta andare oltre alla sua antica bellezza e rivolgere lo sguardo al presente : tuttavia lo spirito che ha animato i nostri predecessori , la qualità che li ha ispirati , vive ancor oggi immutata , attraverso l’ attività di donne e di uomini , che vivono a Siena guardando al mondo”.
Nella sua relazione Neri(con la voce stroncata dall’emozione mentre ricorda il dottor Luca Marchetti, scomparso un anno fa ndr) si focalizza sul gruppo della cardiologia delle Scotte: “Dietro ogni trapianto, ci sono persone che accolgono nel cuore della notte un paziente all’ultimo stadio, lo preparano lo rendono pronto ad affrontare la sua chance-dice ancora Neri-; c’è una tragedia da qualche parte in Italia che si trasforma in generosità , c’è un’equipe che parte con un aereo o un elicottero e procura e costudisce un organo che salverà una esistenza e molte alte esistenze legate alla persona (madri , figli , mogli , amici) . C’è l’atto centrale , a cui ti abilitano anni e anni di formazione e studio e a cui nulla ogni volta ti prepara : la responsabilità”.
“Da Maccherini ho imparato l’educazione, il rispetto e l’affetto“, ha invece detto il sindaco Luigi De Mossi. “Io sono figlio unico ma ho avuto dei fratelli” ed ancora “nella generazione tra i 55 e i 65 anni ci sono tante belle persone che non hanno ancora avuto il giusto riconoscimento: una di queste è il dottore Massimo Maccherini”.
Oltre al Mangia d’oro sono state consegnate le medaglie di civica riconoscenza al campione di rally e contradaiolo della Torre Lorenzo Granai e al parroco di San Miniato, dell’ospedale Le Scotte, correttore della Lupa e coordinatore dei correttori delle Consorelle Don Sergio Volpi. “Proposto dalla Lupa per l’ impegno profuso nel tempo non solo in Italia ma anche in Africa con una onlus”, ha ricordato il sindaco di Siena Luigi De Mossi.
Luca Luchini, contradaiolo della Lupa, ha presentato la medaglia di civica riconoscenza di Don Sergio Volpi. “L’arte dell’apparire, anzi dell’apparenza rappresenta una vera e propria patologia per una moltitudine di individui”, ha esordito così Luchini aggiungendo che “Don Sergio ha saputo scegliere un’altra strada, del tutto opposta, basata sui principi evangelici di servire gli “ultimi” e gli emarginati, anteponendo ai propri interessi quelli di chi si trova in difficoltà”. Ancora Luchini: ” a vita quotidiana di don Sergio conferma nelle molteplici attività in cui è protagonista. grande modestia e totale disponibilità verso tutti i suoi fratelli, specialmente quelli costretti a vivere nell’indigenza e in condizioni a volte disumane. Tutto fatto, però, con grande naturalezza, senza mai mettersi in evidenza, sempre pronto a lasciare agli altri gli onori della cronaca, anche quando gli spetterebbero di diritto”.
Luchini poi si rivolge direttamente a Don Sergio Volpi: “Oggi in questa splendida chiesa, per secoli parte integrante e cappella dell’antico Spedale di Santa Maria della Scala, dove tante attenzioni e cure sono state dedicate a sofferenti e bisognosi, pur con i limiti numerici imposti dall’emergenza attuale, idealmente a festeggiarti e ringraziarti con la medaglia di civica riconoscenza non ci sono soltanto le massime autorità senesi, compreso il cardinale Augusto Paolo Lojudice-dice Luchini-, le dirigenze delle diciassette consorelle, i colleghi correttori che degnamente rappresenti, i tuoi amici lupaioli, i parrocchiani delle realtà per le quali ti sei speso con passione e dedizione nel corso degli anni, ed il popolo tutto di Siena. Insieme a noi ci sono anche i malati dell’ospedale ed i loro parenti che hanno trovato in te un porto sicuro, gli indigenti che hai accolto nella tua casa, e tutti quei poveri-prosegue-, indifesi, emarginati, la maggioranza dei quali non hai mai conosciuto, che grazie al tuo amore ed impegno hanno potuto alleviare le loro pene, migliorare la loro condizione economica e sociale, sognare un dignitoso futuro”.
A Massimo Bianchi il compito di presentare la medaglia di riconoscenza a Lorenzo Granai: “in questo giorno speciale dell’Assunta 2021, avvicina il suo nome – conoscendolo, sicuramente con una certa timidezza e reverenza – a quello di grandi personaggi senesi del passato che, per comuni meriti motoristici a vario titolo, hanno ricevuto questo stesso premio nel corso degli anni, nelle diverse forme che nel tempo si sono succedute”, esordisce così. Bianchi tratteggia la “la “favola” sportiva e di vita di Lorenzo Granai per quella sua caratteristica di essere un profilo fortemente legato alla città ma al tempo stesso aperto al mondo, alle competizioni e soprattutto alle nuove sfide-prosegue-. La sua storia si intreccia da subito con quella della sua Contrada e dopo pochi mesi è battezzato alla fontanina di Salicotto e, come del resto tanti ragazzi e ragazze di Siena, da giovanissimo si impegna nelle attività del gruppo dei Piccoli Torraioli per poi cominciare ad avvicinarsi alle proprie passioni, quelle che fanno di ogni uomo una persona completa”.
“Abbiamo più volte volutamente usato il termine “favola” e non a caso. Come potrebbe descriversi diversamente una storia umana e sportiva in cui è stato lo sport, inteso come singola disciplina, a scegliere la persona giusta per raggiungere quei traguardi e premi che Lorenzo è stato capace di raccogliere-sottolinea Bianchi: si può dire infatti che in un certo senso è stato il Rally stesso a scegliere Lorenzo sottraendolo al calcio, disciplina molto più convenzionale, e lo ha fatto con tutti i mezzi che aveva a sua disposizione”.
“Di sicuro Lorenzo per praticare al meglio e ad alti livelli la sua attività sportiva ha sacrificato molto in termini di partecipazione al Palio e alla vita di contrada – aggiunge Bianchi -. Viaggiare – lo sappiamo – porta in sé molti benefici, come quello di far conoscere il mondo sotto tante angolazioni e i più diversi punti di vista, ma toglie qualcosa alla quotidianità della famiglia, degli affetti più veri, sinceri e anche la contrada per Lorenzo rientra fra questi. E come sempre ha cercato di fare nella sua vita Lorenzo ha saputo trarre dalla distanza fisica che il viaggiare comporta una lezione importante: quella di comprendere, se mai ce ne fosse stato bisogno, la fortuna di essere nato a questa latitudine e in questa straordinaria città”.