E’ giusto e legittimo essere soddisfati ed orgogliosi che Siena sia stata inserita già nella prima versione beta del Grand Tour d’Italia “reinventato” da Google , insieme a Venezia, Roma e Palermo.
E’ apprezzabile che avendo scelto il Palio di Siena come tema, Google sia stato corretto nella scelta del Consorzio di Tutela come partner, in modo da rispettare non solo la norma, ma soprattutto la sostanza del ruolo assegnato a questo organismo.
E’ bello che il “taglio” scelto sia rispettoso, orientato sulla cultura della Festa, lontano da ogni tentazione folcloristica, così come le immagini a 360° sono utilizzate in maniera molto meno “banalmente” spettacolare di quanto si sarebbe potuto temere.
E’ molto intrigante aver raccontato la storia delle accademie senesi (Intronati, Rozzi, Fisiocritici, Chigiana) come primo modello di moderno networking: “La rete delle accademie era, sotto molti aspetti, un movimento sociale e intellettuale. Gli elementi che hanno contribuito a renderle un fenomeno precursore dei tempi erano: i gruppi informali, che garantivano la libertà di espressione; il contesto urbano, che favoriva l’incontro e la condivisione degli interessi; l’utilizzo di mezzi di comunicazione quali stampa, lettere e diari”.
E non è sorprendente che le immagini siano molto belle e che le scene della corsa siano inserite in maniera opportuna nella narrazione, perché quelli di Google sono bravi e consapevoli del ruolo che hanno a livello mondiale, per cui hanno tanti soldi (ma quelli ce l’hanno anche altri), ma li sanno anche spendere bene.
Ma per capire meglio quali possano essere le opportunità che Siena ed il suo territorio (già si annuncia anche Pienza come tappa del Grand Tour d’Italia) possono cogliere da questa scelta di Google, è opportuno anche guardare con attenzione filmati e storie delle altre città, e quindi cercare di immedesimarsi anche noi negli “occhi degli altri” che guarderanno a Siena. Ed è lì che ci si rende conto che lo spirito dell’operazione è davvero quella del Grand Tour originario, in cui la volontà era quello di conoscere arte, cultura, tradizioni, superstizioni, stile di vita degli italiani, prima ancora che “fare turismo”, che a tutti noi che lavoriamo nel settore, piace pensare sia nato con il libro “Viaggio in Italia” di Goethe, anno 1816.
E conoscendo la forza di penetrazione, influenza e suggestione che ha Google su centinaia di milioni di persone, sarebbe il caso che Siena si preparasse a costruire un’accoglienza non banale, proprio in linea con questa operazione.
Roberto Guiggiani