“Le nostre medaglie non devono essere riposte in un cassetto ma rappresentano il nostro impegno continuo verso la comunità”. Con una frase Maura Marchionni, delegata dell’Associazione insigniti onoranze cavalleresche di Siena, riassume il motivo che ha portato la stessa associazione a ripulire e risistemare la lapide all’inizio di via del Fosso di Sant’Ansano che commemora il patrono della città di Siena.
La lastra è tornata al suo splendore grazie al lavoro del maestro senese del marmo Emilio Frati. Poco fa è stata svelata alla cittadinanza e benedetta. L’Anioc, che ha dato corpo al progetto, “ha inteso omaggiare il patrono della città in sintonia con lo spirito cavalleresco che anima questa associazione e consapevole che i cavalieri non possono non essere esempio di virtù civiche”, viene spiegato.
“Essere cavalieri significa assumersi responsabilità verso gli altri e fare qualcosa di concreto per la comunità in cui si vive – puntualizza Marchionni-. Anche un piccolo intervento, come il restauro della lapide dedicata a Sant’Ansano, rappresenta un omaggio al patrono della città e un segno di rispetto per il decoro urbano. Ll’auspicio è che in futuro si possano recuperare anche opere minori sparse nel territorio cittadino, frammenti meno conosciuti, ma che costituiscono anch’essi parte integrante della nostra identità culturale”.
All’iniziativa odierna erano presenti il viceprefetto vicario Immacolata Amalfitano, il priore della contrada della Pantera Paolo Vannuccini ed il priore della Selva Benedetta Mocenni, presente in rappresentanza anche del Magistrato delle Contrade.
Per Palazzo Pubblico c’era Franco Bossini, consigliere comunale e cavaliere che si è impegnato in prima persona per superare eventuali ostacoli burocratici e amministrativi. Non mancavano nemmeno i bambini della parrocchia del Duomo. “Ad Emilio Frati abbiamo regalato un gagliardetto della delegazione senese dell’associazione”, prosegue Marchionni.
L’idea della ripulitura è nata a inizio anno, dopo che Patrizia Turrini, anche lei cavaliere, aveva presentato il suo libro “Attorno al culto di Sant’Ansano”. “L’opera – spiega – parla appunto più del suo culto che del santo stesso. Tratta dei luoghi a lui dedicati, come Dofana, dove si trova la cappella martiriale, e delle compagnie laicali che ne hanno promosso il culto, come quella della chiesa di San Vigilio a Siena e quella canonicale di Dofana”.
Al progetto ha partecipato Don Enrico Grassini, direttore dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici dell’arcidiocesi e assistente ecclesiale della delegazione senese dell’Anioc.
“La lapide non è antica, probabilmente risale al Novecento. Era deturpata dal tempo – le sue parole-. Essa riporta un’iscrizione latina che spiega il motivo per cui il fosso di Sant’Ansano è un luogo significativo: si narra che qui il santo subì un primo tentativo di martirio con l’olio bollente ma ne uscì illeso. Poi fu portato a Dofana dove venne decapitato. Nel giorno a lui dedicato, è giusto ripristinare i luoghi della memoria, che rappresentano non solo la fede, ma anche l’identità culturale della città”.
MC