Ha attaccato la Toscana, in particolare gli ospedali dell’area nord occidentale della regione creando una vera e propria emergenza: il super batterio New Delhi (il nome gli deriva dal primo isolamento, nel 2008 in un turista svedese di ritorno dall’India), si è diffuso più volte in Europa, ma mai con queste concentrazioni in un’area così ristretta. Si chiama, correttamente, New Delhi metallo beta lactamase. Abbreviazione: Ndm.
Il fenomeno sta interessando in particolare l’Area Nord Ovest – lo comunica con una nota ufficiale la Regione Toscana – dove sono stati individuati 350 pazienti portatori di tali batteri resistenti agli antibiotici (peraltro proprio da eccesso di uso di antibiotici può esser causato), dei quali 44 pazienti infetti con presenza confermata di batterio nel sangue. Si farebbe riferimento anche ad alcuni decessi legati al batterio ma non ci sono notizie fondate e ufficiali al riguardo. Del resto, non tutti i soggetti che entrano in contatto con batteri resistenti ne diventano portatori e solo una bassa percentuale dei soggetti portatori potrà contrarre poi un’infezione.
Un campanello che si accende anche in Europa considerando, secondo quanto riportato nel giugno scorso dall’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, si tratta di un “focolaio senza precedenti (…), la cui origine non è stata ancora determinata”.
Tutte le Asl toscane si sono dunque attivate subito per affrontare adeguatamente il fenomeno dell’imprevisto aumento di positività al batterio New Delhi, rilevato tra fine del 2018 e inizio del 2019. Grazie all’impegno del personale sanitario, il numero di pazienti portatori dall’inizio della diffusione fino ad oggi è costantemente monitorato, i pazienti portatori sono prontamente individuati e vengono messe in atto regolarmente le dovute precauzioni igieniche per non permettere la diffusione del batterio.
La diffusione dei batteri multiresistenti è fenomeno che non può essere arrestato in poco tempo, ma le azioni messe in atto sono consistenti e in linea con le migliori evidenze scientifiche. La tempestività degli interventi, tra l’altro, ha impedito che il batterio si diffondesse in maniera significativa anche nelle altre due Aree vaste. Il fenomeno sta quindi interessando in particolare l’Area Nord Ovest dove sono stati individuati 350 pazienti portatori di tali batteri resistenti, dei quali 44 pazienti infetti con presenza confermata di batterio nel sangue. Va ricordato che non tutti i soggetti che entrano in contatto con batteri resistenti ne diventano portatori e che solo una bassa percentuale dei soggetti portatori potrà contrarre poi un’infezione.
In questi mesi la Regione Toscana è stata in costante contatto con il Ministero della salute e l’Istituto superiore di sanità e il tema è stato oggetto di confronto all’interno del Tavolo regionale relativo al Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR), a partire da marzo 2019. E’ stata poi costituita una Unità di crisi regionale, tuttora attiva, della quale fanno parte professionisti esperti in materia di infezioni correlate all’assistenza nelle diverse discipline coinvolte.
Prodotto di questo costante lavoro è stato il decreto regionale del 26 luglio, con il quale sono state formalizzate le indicazioni operative già fornite a tutte le strutture sanitarie toscane. Con il decreto si fissano le modalità per effettuare lo screening in ingresso al momento del ricovero e per individuare le tipologie di strutture-degenze da tenere sotto controllo. Vengono inoltre individuati indirizzi omogenei a livello regionale per la gestione, sotto il profilo igienico sanitario, dei pazienti colonizzati/infetti, comprese le istruzioni da fornire alla dimissione, i protocolli terapeutici per la gestione clinica dei casi e e le indicazioni per la pulizia ambientale.
E’ stato inoltre creato un database regionale retrospettivo e prospettico per i casi NDM, avvalendosi della collaborazione dell’ARS, l’Agenzia regionale di sanità.