La nota di aggiornamento al DEF, che precede la trasmissione del Documento Programmatico di Bilancio per dare conto degli obiettivi programmatici e delle previsioni di finanza pubblica dell’Italia all’UE, quest’anno suona diversamente.
Per la prima volta da decenni non dipende tutto solo da noi, ma dalla pandemia di ritorno e dallo scenario che si prospetta, che sembrerebbe avverso.
In effetti, la senti nell’aria questa possibile nuova chiusura, magari a mini-zone rosse e mini-lock down, con la ripresa dei contagi che detta la proiezione del PIL anche per il 2021. La percepisci nella preoccupazione delle telefonate di amici e parenti che chiedono “Come si farà per questa economia?”, aggiungendo “Qui è un disastro” in varie parti del nostro Paese.
Abbiamo imparato che, se le restrizioni torneranno e toccheranno alcuni settori, sarà davvero difficile, soprattutto per loro, arrivare a marzo del 2021 per sperare in una nuova stagione, prolungando i tempi di ripresa.
In uno scenario avverso di aumento dei ricoveri ospedalieri fino al raggiungimento dei livelli di guardia, il PIL, seppur meno dei primi due trimestri, tornerà a scendere nel quarto trimestre. La previsione di un -9,10% per fine anno non è quindi definitiva, ma auspicabile.
Ritornare ai livelli precrisi di crescita economica sembra un percorso piuttosto lento, in virtù del fatto che sono coinvolti tutti i Paesi, con impatti negativi su esportazioni e turismo, stante la perdurante situazione di emergenza. Nella NADEF le previsioni di crescita per i prossimi 3 anni sono positive, dal 2021 al 2023, grazie all’apporto dello strumento Recovery Plan europeo portato in campo. Tuttavia, se la “recrudescenza del Covid” da qui a dicembre farà da padrone, ci giochiamo un altro punto percentuale e mezzo di PIL reale da ottobre a fine anno.
A cosa serviranno questi soldi europei? A finanziare progetti, a far crescere l’occupazione e ad aumentare i redditi, scesi come attesta l’Istat di un -5,8% rispetto al trimestre precedente, soprattutto verso quei settori che sono stati maggiormente penalizzati. E poi a realizzare taglio del cuneo fiscale e una vera riforma fiscale, insomma ciò che viene scritto da anni nel solito DEF.
Rapporto Deficit/Pil stimato al 10,8% nel 2020 e obiettivo di indebitamento al 7% nel 2021; 4,7% nel 2022 e 3% nel 2023, quindi in calo. In previsione una discesa significativa del debito pubblico con l’obiettivo di lungo termine di riportarlo al disotto del livello pre-Covid, in dieci anni.
Intanto, la tensione sale e si avverte un’incertezza dominante che ritorna, o che forse non è mai andata via.
La consapevolezza che una nuova chiusura sarà insostenibile economicamente è diffusa, a meno che non ci siano interventi poderosi da parte dello Stato che sostengano veramente le attività produttive di tutti i settori, le categorie professionali non in condizione di produrre reddito e le imprese impossibilitate a generare fatturato.
Ma in questo momento dobbiamo navigare a vista ed essere migliori. Migliori del prima e del post Covid di questi mesi. Migliori di sempre.
Maria Luisa Visione
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