DOPO IL TERREMOTO A NORCIA È RIAFFIORATO UN TORRENTE DOPO QUASI 40 ANNI E SI SONO PROSCIUGATE LE SORGIVE SAN PELLEGRINO. PROVIAMO A FARE CHIAREZZA
Dopo il violento terremoto del 30 ottobre alcuni aspetti del territorio sono cambiati, c’è stata una deviazione del fiume Nera a causa di una frana, il crollo di gran parte della parete Est del monte Porche, i vulcanelli di fango e varie deformazioni della zona. A tutto questo possiamo aggiungere anche il prosciugamento della sorgente San Pellegrino sotto la piana di Castelluccio e il riaffioramento di un torrente scomparso nei pressi di Norcia. Il torrente Torbidone infatti dopo il sisma del 1979 smise di scorrere in superficie per poi riaffiorare dopo la fortissima scossa di magnitudo 6.5 avvenuta il 30 ottobre a ben 37 anni di distanza.
Il Torrente attualmente ha una portata d’acqua di circa 250 litri al secondo, scorre verso le Macite, zona irrigua di Norcia di origine medievale e affluisce nel Torrente Sordo che a sua volta è un affluente del Nera.
Purtroppo però, contemporaneamente al riaffioramento del Torbidone, si sono prosciugate alcune sorgenti in alta quota, come ad esempio quella di San Pellegrino, che si trova sulla strada che conduce verso Ascoli Piceno. Una fonte davvero importante, visto che alimentava l’acquedotto di Norcia, ma che adesso e’ totalmente asciutta, tanto che per continuare a garantire l’acqua è stato realizzato un allaccio alla sorgente Pescia.
Dai racconti delle persone del luogo sembra che tra le sorgenti del Torbidone e San Pellegrino ci sia una correlazione e che insieme a esse ci sia anche la confluenza delle acque che si riversano nell’inghiottitoio naturale della Piana di Castelluccio (nella foto, sotto).
Si sa che negli anni Sessanta alcuni esperti cercarono di scoprire dove questo profondissimo “tunnel” riversasse le sue acque piovane e quelle della neve che ogni anno si scioglie e dalle analisi fatte alle sorgive venne alla luce che esse andavano ad alimentare il Tronto e il Torbidone.
Secondo la tradizione popolare/orale esisterebbe nel monte un immenso sifone collegato all’inghiottitoio che una volta riempito totalmente si svuota determinando fenomeni di magra o di abbondanza per le sorgenti del Torbidone. C’è anche chi ipotizza che l’inizio di questo “sistema sotterraneo” possa essere la grotta della Sibilla (nella foto, sotto) che si trova sugli omonimi Monti Sibillini a circa 2200 metri sul livello del mare per arrivare addirittura fino alle fonti del Clitunno che si trovano tra Spoleto e Foligno. Ma queste al momento se pur molto affascinanti sono solo ipotesi.
Quindi sembra proprio che ci sia una vera correlazione tra tutto questo e che probabilmente le acque della sorgente San Pellegrino dopo la foto scossa siano state deviate ad alimentare il corso del Torbidone che prepotentemente si è rifatto vivo in superficie.
Gabriele Ruffoli
Con la preziosa collaborazione (anche per le foto) di Daniele Testa