Sull’onda del successo – crescente – del tratto toscano della Via Francigena, è diventata ormai consuetudine quella di presentare ogni giorno un nuovo cammino da percorrere a piedi o in bicicletta o magari a cavallo.
Qualcuno è un cammino vero, di spessore storico-culturale e di reale interesse turistico; qualcuno è invece un cammino inventato a tavolino, pur di stare attaccati alla moda del momento. Qualcuno verrà realizzato davvero nei prossimi anni, mentre qualcuno è destinato a durare il tempo di una conferenza stampa e poi sparire nel nulla (e meno male che il web ci conserva tutti i comunicati, a futura memoria delle vane parole di sindaci ed assessori).
Un cammino che spero possa essere realizzato davvero è quello fra Firenze e Chiusi della Verna, che si annuncia davvero come un’esperienza ricca di emozioni. Per fare un lavoro serio ci vorranno anni: riunioni preliminari fra i comuni, individuazione di un vero tracciato, messa in sicurezza, installazione della segnaletica. Ma io vi consiglio di andarci subito – anche tranquillamente in auto – per potervelo godere appieno prima che lo scoprano i camminatori e diventi fin troppo affollato.
Con i miei allievi di un corso di formazione professionale, ci siamo esercitati a tracciarlo senza dover subire le pressioni più o meno assurde di ogni singolo comune, che spesso chiede di inserire punti di interesse che non sono tali, ma deve avere in ogni modo la propria bandierina sul percorso.
Quindi, la partenza è da Firenze ed ogni punto va bene. Poi, subito salita verso Fiesole, che è già un cammino nel cammino, per la bellezza del panorama urbano della città sottostante e tutto quello che si può invece ammirare nella città in collina. Si può poi proseguire verso Pontassieve e le Gualchiere di Remole, tesoro di archeologia industriale: un opificio industriale medievale per la follatura della lana (secondo la moderna fonte di ogni sapienza – Wikipedia – significa “compattare il tessuto attraverso l’infeltrimento per renderlo compatto ed impermeabile”).
E da qui inizia il percorso di valore più spirituale e religioso, visto che si passa dall’Abbazia di Vallombrosa, si sale al Pratovecchio, si medita all’Eremo di Camaldoli e si arriva appunto al santuario di Chiusi della Verna, dove si vuole che San Francesco d’Assisi abbia ricevuto le stigmate il 14 settembre 1224. Di sicuro, è un luogo dove ancora oggi si “avverte” immediatamente la presenza di una energia religiosa davvero potente.
Percorso spirituale, ma anche di grande suggestione naturalistica, visto che i luoghi sacri sorgono – non a caso – al centro di riserve naturali fra le più belle e ricche del centro Italia.
E mi fa piacere ricordare che la Comunità monastica di Camaldoli è stata una delle prime ad aprire le proprie porte per una ospitalità in convento ed una condivisione della vita monastica, che non siano per niente una “esperienza wow” per selfie da pubblicare sui canali social, ma una autentica opportunità di riflessione e confronto per credenti e non credenti.
Roberto Guiggiani