Tuonano i membri della BCE sulle criptovalute. Da Benoît Coeuré a Ewald Nowotny e Yves Mersh: “dovrebbero essere regolamentate e tassate”, “nascondono pericolo di evasione fiscale e riciclaggio di denaro”. Ma soprattutto sono “titoli senza emittenti identificabili”.
Il campanello d’allarme è suonato, complice la cripto-mania in continua ascesa sul mercato. Di fatto, anche se l’utilizzo come mezzo di pagamento è ancora trascurabile e marginale, non mancano notizie battute dall’Ansa per cui in Toscana si accetta il Bitcoin per pagare il conto alberghiero o, un dirigente russo rapito viene rilasciato a seguito del pagamento nella criptovaluta più diffusa.
Per non parlare del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, che dichiara di voler studiare come utilizzare la moneta virtuale all’interno del social network. Il suo punto di vista, per cui ci sia una sorta di riappropriazione della democraticità da parte delle persone, parte proprio dal riconoscere nella Blockchain, il valore di un sistema decentralizzato, non controllabile da qualche eletto.
In effetti, non possiamo qualificare le criptovalute come credito nei confronti di un emittente, distinzione non da poco, se pensiamo alla moneta e alla sua funzione di pagamento. Ma la tecnologia, inizialmente, poco diffusa, potrebbe, invece, prendere il sopravvento o, almeno, visto il successo fino ad oggi, nessuno, neanche il governatore della Banca d’Italia ne conosce possibili estensioni e applicazioni.
In realtà, all’orizzonte si intravede bene come le piattaforme digitali si preparino ad essere sempre più in concorrenza con gli intermediari finanziari tradizionali. E proprio Visco afferma che le banche non competono più solo tra di loro ma anche con delle “non-banche” e che devono fare i conti con le sfide che derivano dagli sviluppi nella tecnologia finanziaria.
Insomma, mentre non ce ne accorgiamo, la tecnologia avanza e se, domani, sarà pratica ordinaria utilizzare questi mezzi virtuali come strumenti di pagamento, dovremo fare attenzione, perché sono totalmente sganciati dagli Stati e dal potere di emissione della Banca Centrale.
Come dire che di Stati e Banche Centrali non ne hanno bisogno per vivere e svilupparsi.
Quindi facciamo mente locale. Non abbiamo più bisogno di recarci in banca per fare le operazioni. La Bce non ha bisogno degli Stati per emettere moneta. Se diminuisce la circolazione di euro, dollari, yen e aumenta quella di Bitcoin, Etheurem, Ripple, di politica monetaria non se ne parla di certo. Se per le transazioni a livello globale si utilizzeranno le piattaforme digitali non ci sarà bisogno della banca ma basterà la tecnologia. Fantascienza o realtà?
Dite voi ma Petro avanza, una nuova criptovaluta legata al petrolio lanciata dal Venezuela, garantita da 5 miliardi di barili del blocco Ayacucho nel giacimento dell’Orinoco.
Son tutti pazzi o impazziti per le monete virtuali e tutti distanti, sfiduciati e poco confidenti con le banche.
Intanto, le Banche centrali di tutto il mondo studiano l’utilizzo della tecnologia Blockchain per aggiornare o sostituire i sistemi finanziari esistenti. E chi avrà più risorse controllerà.
Maria Luisa Visione