Un algoritmo, una serie di numeri al posto di una persona, un computer al posto di un volto, una equazione al posto di un consulente.
E’ questa la nuova frontiera della finanza, i “roboadvisor” che, ci dicono, saranno la nuova frontiera per allocare i nostri investimenti, i nostri risparmi.
Una cosa che mi fa terrore, sotto tutti i punti di vista: primo perché credo che la centralità dell’uomo sia un bene insopprimibile se vogliamo parlare di progresso secondo perché la finanza, come altri settori, rischia di prendere la deriva dell’incompetenza, oltre che della deresponsabilizzazione.
Mi spiego meglio: ci stanno vendendo un sistema per il quale, se abbiamo firmato tutte le informative, circolari e autorizzazioni al funzionario di riferimento (un passacarte senza nessuna professionalità, in sintesi), ben difficilmente, in caso di perdite sui nostri risparmi, potremmo trovare responsabilità, ristoro e certezze. Sarà colpa di un computer o, peggio ancora, di chi ha programmato un algoritmo. Che poi, per sua natura, può essere a vantaggio ( e a servizio) di alcuni soggetti anzichè altri a seconda di chi quell’algoritmo lo imposta.
E’ sufficiente, in tal senso, prevedere nelle variabili una preferenza “a” anziché “b” ad una nostra risposta che i nostri soldi possono prendere il volo verso la Cina anziché gli Stati Uniti, verso l’azienda di cripto valuta anziché quella metalmeccanica, verso la banca di affari anziché la Cassa di risparmio.
Un bel problema, non c’è che dire: perché è un sistema fatto a nostra insaputa, a nostre spese e non necessariamente secondo il nostro interesse.
La frontiera dell’allocazione degli investimenti tramite robot-consulenti è l’ennesima dimostrazione del fallimento della nostra economia, sempre più indirizzata a disconoscere la funzione dell’uomo a favore di metodi e sistemi che, con poco lavoro e sacrificio, raggiungono un (discutibile) risultato, celando responsabilità, giochetti e mala gestione.
Aspetto solo il momento in cui anche fare l’amore diventerà appannaggio di un robot.
Quello, appunto, sarà il momento in cui non avrò più niente da dire. E stando alle notizie degli ultimi giorni, succederà a breve.
Viva l’Italia e la bandiera.
Luigi Borri