Un “tentacolo” della piovra in Toscana: chiesto il carcere per la figlia e il genero di Totó Riina per estorsione ai danni di imprenditore senese

Tutto è partito da Siena, per la precisione da Poggibonsi: le vittime sono due imprenditori toscani (uno della provincia di Siena ed è quello che ha fatto partire le indagini) che ad agosto dello scorso anno ha confidato questo problema al Comandante di Stazione del suo comune.

Considerando l’entità della minaccia i carabinieri di Siena, guidati dal colonnello Angelo Pitocco, hanno subito interessato la Dda e il Ros.

Ma per capire meglio facciamo un passo indietro, a un anno fa quasi: un imprenditore senese confida le sue paure e il dramma che sta vivendo all’amico carabiniere che è comandante di stazione del suo comune di residenza.

E partendo da questi elementi stamani il tribunale del Riesame di Firenze ha disposto la misura cautelare in carcere per Maria Concetta Riina e Antonino Ciavarello, rispettivamente figlia e genero del defunto capo di Cosa Nostra, indagati in concorso per estorsione aggravata dal metodo mafioso e di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

La procura di Firenze aveva chiesto la misura, rigettata però dal gip. Ora il Riesame, accogliendo il ricorso, l’ha disposta ma non è esecutiva fino a quando non sarà definitiva.

I fatti contestati risalgono ad agosto 2024. Maria Concetta Riina e Antonino Ciavarello, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Ros diretti dalla Dda di Firenze, avrebbero inviato, riporta una nota del procuratore Filippo Spiezia, “pressanti e minacciose richieste di denaro che hanno sortito l’effetto voluto tanto da costringere uno dei due imprenditori a consegnare all’indagata anche una somma di denaro”.

In particolare Ciavarello in quel periodo, nonostante fosse rinchiuso in un penitenziario, era riuscito a inviare con un cellulare messaggi alla moglie e ai due.