
“La sua storia di studioso rappresenta quanto nel pianeta si sia perso il senso della misura”: Mathis Wackernagel è stato introdotto così dal rettore Roberto Di Pietra nel giorno in cui l’Università di Siena gli ha conferito la laurea magistrale ad honorem in ‘Ecotossicologia e sostenibilità ambientale’.
Scienziato svizzero, Wackernagel è padre dell’impronta ecologica ed è stato il primo, insieme a William Rees, a mettere in relazione il consumo di risorse naturali con la capacità di rigenerarle
“I dati dell’anno scorso hanno mostrato che abbiamo utilizzato circa il 70% in più delle risorse che la Terra può rinnovare, in pratica stiamo vivendo come se avessimo 1,7 pianeti, – sono le sue parole-. Ovviamente, ne abbiamo solo uno, e anche quello non dovrebbe essere interamente consumato solo dagli esseri umani, visto che ci sono innumerevoli altre specie selvatiche da considerare. Spesso dico che il superamento dei limiti ecologici è il secondo rischio più grande che l’umanità affronta nel ventunesimo secolo. Il primo è la nostra incapacità di reagire”.
Da qui l’appello ai leader mondiali: “La mia principale preoccupazione non è solo l’uso continuo dei combustibili fossili, ma la mancanza di consapevolezza sulla sicurezza delle risorse. Potrebbe sembrare duro, ma credo che i paesi che ignorano i vincoli sulle risorse nei loro piani di sviluppo siano essenzialmente su una strada distruttiva”.
La motivazione del conferimento è stata letta dal direttore del Dipartimento di scienze fisiche dell’ateneo Riccardo Paoletti. Al docente Simone Bastianoni è stata affidata la laudatio. Mathis Wackernagel ha tenuto poi una lezione dal titolo “How predictable is our future?”.
“Siena è già un esempio a livello globale. È stata una delle prime città a ridurre la dipendenza dalle auto, e il suo design urbano favorisce un forte senso di comunità. Confrontata con le città a bassa densità, dove anche per comprare del latte bisogna prendere l’auto e percorrere lunghe distanze, questo territorio dimostra come il design urbano possa garantire una qualità della vita elevata con un’impronta ecologica molto più bassa”.
MC