Va in pensione Alessandro Pangallozzi, vicecomandante della polizia stradale restìo ai riflettori e alla stampa

Dal primo di novembre il vice comandante della Stradale Alessandro Pangallozzi smetterà la divisa per una meritata pensione. E’ entrato in polizia ad ottobre del 1986 (foto di copertina) e a parte una parentesi di 3 anni alla Postale e un periodo di comando a Montepulciano è sempre stato alla stradale a Siena (in fondo all’articolo, foto di gruppo e lui al centro). In particolare ha svolto il suo lavoro nell’ufficio di polizia giudiziaria.
Raccontare il Pangallozzi con la divisa non è facile, non amava avere fra i piedi i media e chi scrive lo sa bene. Schivo, burbero, ostinato, caparbio e sempre lontano dai riflettori. Aldilà di questo c’è l’aspetto umano che “forza” la divisa e racconta di un poliziotto che davanti alle tragedie (ne ha viste davvero tante nei suoi lunghi anni alla Stradale) non ha mai perso di vista l’affetto per coloro che erano costretti a fare i conti con il dolore.
Alessandro Pangallozzi, da tutti chiamato bonariamente “il Panga”, una volta attaccata al chiodo la divisa si tufferà senz’altro nei suoi tanti interessi. Ama la natura, il silenzio dei boschi e la profondità del mare (è un esperto subacqueo) tanto che quando potrà si rifugerà là dove “potrà staccare la spina” come spesso ripete agli amici.
Gli chiediamo, vista la sua lunga esperienza nella polizia stradale, qual è il ricordo più bello e quale il più doloroso afferma: “a questo domanda non voglio rispondere”.

A fronte di questo lo facciamo noi per lui. Tanti anni fa, davvero tanti, ci fu un drammatico incidente sulla Siena-Bettolle e la polizia stradale fece tutti gli accertamenti del caso: dopo vari e necessari passaggi procedurali arrivò il processo. Alcuni avvocati chiesero al giudice di nominare un perito, ma non fu loro concesso perché lo stesso magistrato affermò testualmente: “Le indagini condotte dalla polizia giudiziaria della Stradale sono chiare ed esaustive, non c’è bisogno di altre consulenze”. Una decisione che rese onore agli uomini in divisa che avevano lavorato giorno e notte per chiarire la dinamica di quella tragedia.
Volutamente mi fermo qui anche se da scrivere ci sarebbe tanto altro. Impossibile dimenticare che ad Alessandro Pangallozzi in tempi remoti avevo fatto una promessa: quella di dedicargli un capitolo del libro che avevo intenzione di scrivere sul mio lavoro di cronista dopo l‘ennesima discussione tra il poliziotto e la sottoscritta impegnata a cercare notizie. L’idea non si mai è concretizzata. Forse un giorno arriverà il momento giusto, intanto “vecchio Panga” ad maiora.

Cecilia Marzotti