Quarant’anni con la divisa della polizia municipale di Siena e la pensione dopo il suo ultimo Palio, quello di ieri: Giuseppe Poma ha concluso il suo percorso lavorativo, durante il quale è stato per tantissime persone un volto amico e un punto di riferimento. Anche per noi giornalisti: ha visto crescere la nostra generazione, dall’entusiasmo dei primi anni sempre alla ricerca di interviste e notizie e curiosità , fino a oggi, tutti più maturi e più ‘calmi’.
“La vita è fatta di fasi – commenta oggi Poma, nel suo primo giorno da pensionato – e si deve riuscire a trovare sempre l’aspetto positivo di ogni fase: io ora sto bene, so che mi godrò il mare, la pesca e soprattutto la Contrada perché in tutti questi anni l’ho trascurata e anche ieri guardavo i giovani del Leocorno in Piazza… non li conosco più, li ho persi, perché non ho potuto vivere da contradaiolo in questi anni. Voglio recuperare le cose belle, quelle semplici, i rapporti”.
Il vigile Giuseppe Poma ha avuto molte soddisfazioni sul lavoro: dalla Procura all’ufficio incidenti, ai tempi della moto fino al Palio. Nel 2004, poi, Giuseppe Poma ha ereditato da Pietro Fossi la grande responsabilità della busta: “Quel silenzio surreale mentre porti la busta dal palco dei giudici al verrocchio è pari al silenzio che c’è nell’Entrone poco prima che escano i cavalli per andare al canape. I senesi possono immaginare ma non hanno idea davvero di quello che è, a parte i pochissimi che hanno la fortuna di viverlo. Quindi sono certo che il ricordo più forte che mi porterò dentro per sempre, del Palio, saranno i silenzi. Il Palio è fatto di silenzi. Assordanti, ma silenzi”.
Giuseppe Poma, classe 1955, è entrato nella polizia municipale il 1 gennaio 1981 e a parte il Palio ha volti e valori affettivi e umani che si porta dietro: “Mi sono goduto tutti questi anni, nel bene e nel male e ieri, nel Casato, mentre accompagnavo il Corteo all’ingresso in Piazza, ho ripercorso tutto e mi sono molto emozionato. Ma sono stato bravo, ho gestito bene l’emotività , pensavo di crollare in lacrime. E ho ripensato al mio primo giorno da vigile, il comandante Bastianini ci aspettò all’ingresso del comando in via di Città . Ricordo con grande affetto il maresciallo Valentini che mi preparò al concorso, poi appunto il comandante Bastianini che per me è stato un padre, gli ufficiali che all’epoca erano sottufficiali – il Fontani e il Butti in primis – poi tutti i colleghi con i quali ho lavorato di più, a partire da Enzo Cerretani che ho sempre considerato come un fratello. Ho avuto tante figure di riferimento, la polizia municipale è stata per me una seconda famiglia, quando ho iniziato lo era davvero. Poi i tempi sono cambiati, le ultime generazioni non hanno vissuto i nostri legami, complice forse una vita più facile che però perde alcuni valori. Questi rapporti veri li porterò sempre con me”.
Katiuscia Vaselli