Da inizio anno sono state trenta le vaccinazioni per il vaiolo delle scimmie alle Scotte. A comunicare il numero è il professor Mario Tumbarello, direttore dell’Unità di Malattie tropicali e infettive delle Scotte.
“Le dosi sono state distribuite ai soggetti più a rischio”, le sue parole. “Nel 2022 la campagna vaccinale volontaria aveva coinvolto 150 persone. Per qualche mese avevamo smesso ma ora abbiamo ricominciato”, ha aggiunto.
Il vaiolo delle scimmie è un virus conosciuto da tempo e che si ripresenta con il passare degli anni. Lo ha fatto anche quest’estate con un nuovo ceppo, il Clade I. La variante viene giudicata più aggressiva rispetto a quella del 2022 e l’OMS ha dichiarato l’emergenza sanitaria. “Nel Congo c’è un’epidemia endemica – aggiunge Tumbarello – . I casi sono stati quarantamila, i morti 400. La mortalità è maggiore rispetto al ceppo di due anni fa”. Ed ancora: “Mi preme ricordare che in un mondo globalizzato queste forme di virus viaggiano”.
Ed infatti la maggior parte dei contagi si registra in Africa ma ce ne è uno anche nel Vecchio Continente, in Svezia. Ed il Centro europeo per il controllo della malattie si aspetta altri contagi ‘importati’.
Al momento, nessun infezione è registrata in Italia. Lo ha riportato poco fa una nota del ministero della Salute che ricorda come “il vaccino Mva-Bn al momento utilizzabile in Italia è Imvanex, con modalità di somministrazione sottocutanea, che” lo stesso ministero “ha messo a disposizione delle Regioni”.
Gli antivirali, ha affermato il medico del policlinico senese, ” sono di difficile reperimento” e la prevenzione “resta un’arma efficace.
Le pustole cutanee, più della febbre, sono l’indizio della malattia. Se ci fossero contagi anche nel territorio la reazione dell’ospedale sarebbe più o meno quella che conosciamo dai tempi del covid, che va dall’isolamento al tracciamento preventivo. Possibile che questo ceppo possa contagiare anche per via aerea e non solo sessuale.
MC