Violenza e abusi, la lezione di Don Fortunato Di Noto: “Combattere il negazionismo e l’indifferenza”

“In Europa ci sono tra 18 e 19milioni di abusi sessuali. Il problema non solo ci è sfuggito dalle mani, ma proprio è un fenomeno che non riusciamo a riconoscere”. Il lungo intervento di Don Fortunato di Noto, fondatore dell’associazione Meter,  inizia così.

Nelle sue riflessioni ci sono purtroppo tante storie di violenza sui più piccoli però c’è anche il racconto del suo impegno per difenderli. Il parroco è stato ospite dell’Arcidiocesi di Siena ad un incontro dal nome “Lasciate che i bambini vengano a me (MC10,2-16). I minori ai tempi del covid”.

“Dobbiamo combattere il negazionismo e l’indifferenza verso questo fenomeno”, questo l’incipit di un lungo discordo dove Di Noto ha ricordato la storia della sua attività: “Sono stato uno dei primi ad avere un collegamento internet. Lì mi sono imbattuto, negli anni 90, nelle prime immagini pedopornografiche. Guardavo quei bambini violati che sembravano non dire nulla e invece dicevano tutto. Di diritto non sapevo nulla ma da lì ho iniziato a mandare le prime denunce via fax, perché la procura non aveva ancora un indirizzo email”…”.

L’uomo di Chiesa ha poi ricordato quali sono i rischi che ha portato la pandemia: “I ragazzi hanno vissuto in una ‘casa’ sicura – spiega- , ma hanno comunque avuto a che fare con degli sconosciuti attraverso internet. Restando nella loro abitazione trovano lo stesso più pericoli. Basti pensare all’adescamento online, negli ultimi mesi abbiamo denunciato 400 siti che facevano questa cosa”. Non manca nel ragionamento di Di Noto una critica ad una società “ipersessualizzata”:  “In una fascia orario protetta è necessario fare quello che viene fatto oggi al festival Sanremo?” , si è chiesto il parroco aggiungendo che “questo mondo sta erotizzando troppo la vita dei bambini”

L’incontro è stato aperto dall’Arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice che si è detto “colpito” dalle parole di Papa Francesco sull’adozione scandite durante la scorsa udienza generale del 5 gennaio. “Il Pontefice ci ha anche ricordato che i bambini sono la parte più fragile della famiglia. Vogliamo quindi sollecitare la Chiesa nazionale ed essere attenta verso la condizione umana dei più piccoli, soprattutto di chi vive in una condizione di deprivazione”.

Nel ricordare l’impegno dell’Arcidiocesi nei confronti del piccolo Mustafà El-Nezzel Lojudice ha chiosato augurando “un abbraccio simbolico ad ogni bimbo, un abbraccio che si possa tradurre in un’azione concreta”.

La scaletta dell’evento in curia ha registrato numerosi interventi tra cui quello della vicepresidente di Meter Maria Susa che è stata testimone delle immagini dell’abuso di una bambina di 18 mesi. “Non ho dormito per una settimana, è stato in quel momento che mi ha fatto scegliere di aderire all’associazione”. Per Suma inoltre il problema dell’abuso si è legato purtroppo al “giudizio che la società spesso emette nei confronti della vittima”

Pietro Milone, questore di Siena, ha raccontato la sua esperienza da genitore adottivo di un ragazzo che ha subito “molestie intorno ai 4 anni -ha detto-. Nonostante mandasse segnali inequivocabili in pochi se ne sono accorti. Alla fine mio figlio ha ricevuto giustizia, anche se il procedimento è stato fatto riaprire, ma l’ha avuta a 18 anni, 14 anni dopo quello che gli è successo”. Milone, da uomo di stato, bacchetta quindi una giustizia “che deve arrivare prima” perché sennò “le persone non collaboreranno” e si creerà “un’omertà dovuta al senso di sfiducia”