Dalla pubblicazione del romanzo “Il ritratto di Dorian Gray”, ambientato nella Londra vittoriana del XIX secolo, ad oggi, sono passati ben 125 anni. A dispetto del tempo trascorso, la sagacia di Oscar Wilde può tuttora essere considerata di grande attualità. Che collegamento c’è tra il giovane Dorian e le attuali generazioni di giovani? Tanto quanto il protagonista del britannico capolavoro letterario, che arrivò a fare della sua bellezza un rito insano, molti nostri contemporanei, più o meno giovani, tendono a utilizzare i più noti social network per le stesse finalità. Questo fenomeno, che talvolta assume le caratteristiche di una vera e propria dipendenza, sembra essere sempre più frequente. Quali sono le caratteristiche di questa dipendenza, quali i rischi e quali le possibili cure? Recenti indagini evidenziano dati non proprio confortanti: l’85% dei ragazzi tra 12 e 19 anni possiede un profilo facebook e tra questi, il 42,5% controlla continuamente (in media, 5 ore al giorno) il proprio profilo. Allarmanti sono anche i seguenti numeri: la metà dei ragazzi (49,9%) dichiara di perdere la cognizione del tempo quando è connesso al proprio profilo, dimenticandosi di fare tutto il resto. Ben il 34,3% dei ragazzi dichiara di utilizzare i social network per non pensare e per “sentirsi meglio”.
Quasi 1 ragazzo su 5 (19,5%) accusa sintomi di astinenza: si sente irrequieto, nervoso e triste quando non può accedere alla rete e il 17,2%, ha cercato di ridurre l’uso del world wide web senza riuscirci. Emerge inoltre che ragazze e ragazzi tra i 11 e i 15 anni controllano facebook in misura maggiore rispetto a coloro che hanno tra i 16 e i 18 anni (45,3% vs 36,8%), si sentono irrequieti, nervosi o tristi quando non possono usare Internet, in misura maggiore rispetto ai più grandi (21,7% vs 15,3%), e confondono più frequentemente realtà e fantasia (l’8,2% contro il 5%). Oltre ai molti pericoli che un ragazzo o una ragazza può incontrare in internet, vedi ad esempio i sempre più numerosi casi di cyber bullismo, da sottolineare le immediate conseguenze che può avere un così massiccio utilizzo di queste nuove forme di comunicazione, prime fra tutte, l’allontanamento da altri interessi e la riduzione dei momenti di socializzazione reale, sempre più sfuggenti e con sempre minori implicazioni emotive. Utilizzando le parole di Bauman, stiamo proprio vivendo in una società liquida! Questi dati, capiamo bene, possono farci dire che la dipendenza da social network può essere considerata la nuova patologia di quest’epoca. Quali possono essere i rischi per la propria sicurezza? Molti social network prevedono la condivisione di foto, di posizioni in cui ci si trova e di tante altre informazioni che spesso sarebbe meglio fossero riservate. A proposito della dipendenza, in ambito clinico, ci riferiamo a una serie di comportamenti caratterizzati spesso dalla compulsività, cioè dalla loro messa in atto in assenza di una vera e propria volontà da parte del soggetto. La persona dipendente, in altre parole, è “costretta” a farlo al fine di soddisfare quel bisogno irrefrenabile, sebbene razionalmente, possa ritenere l’atto stesso malsano.
I disturbi che questo circolo vizioso può innescare e mantenere in vita sono molteplici: si può creare un disturbo basato sulla dipendenza relazionale, o un disturbo narcisistico, può inoltre insorgere una tendenza a nascondere le proprie sofferenze, i propri fallimenti e debolezze. Uno tra i rischi più diffusi è quello di crearsi una sorta di specchio, proprio come fece di Dorian Gray con il suo ritratto, apparendo giovani, belli e di successo nella vita online ma rimanendo fragili, insicuri e sospettosi nei pochi momenti offline. A tal proposito, molte gelosie, ossessioni e pensieri a carattere paranoico, sorte in prima istanza su facebook, possono indurre, in soggetti predisposti veri e propri disturbi paranoici, fino al punto di sviluppare deliri o arrivando a reali comportamenti stalkerizzanti, minacce o insulti. Il modello di Terapia Breve Strategica ha elaborato specifici protocolli d’intervento grazie ai quali, nell’80% dei casi, si può ottenere la completa risoluzione di questi disturbi di dipendenza da social network. I risultati delle ricerche effettuate hanno a tal proposito dimostrato non solo l’efficacia dell’intervento, ma anche il suo stesso mantenimento nel tempo, evidenziando una minima presenza di ricadute e l’assenza di spostamenti del sintomo. Fermo restando i possibili interventi, come spesso si dice, prevenire è meglio curare. Fare un uso dei social network sano e dedito alla spensieratezza, senza farlo diventare un’ossessione, proteggendo la propria privacy, la propria immagine e quella dei propri cari, figli compresi, è senza ombra di dubbio il suggerimento migliore. La vita non è online, è live! Sguardi e sorrisi valgono più di mille “Mi piace”.
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo
Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica di Arezzo Sessuologo e Dottore di Ricerca in Psicologia
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