Si stima che circa dieci milioni di italiani lo abbiano sperimentato almeno una volta nella vita e due milioni ne soffrano costantemente, anche per lunghi periodi. L’inferno di cui stiamo parlando è caratterizzato da tachicardia, tremori, un senso di oppressione al petto, giramenti di testa, dolori addominali, nausea, paura di morire o di perdere il controllo. Questo inferno può scatenare varie fobie, come per esempio la paura degli spazi aperti o chiusi, cioè rispettivamente l’agorafobia o la claustrofobia, e può portare alla perdita della propria autonomia e autostima. Di che cosa stiamo parlando? Del panico.
Il timor panico, cioè quel senso di sgomento che gli antichi ritenevano cagionato dalla presenza del dio Pan, che cosa è e come si può curare? Il panico potrebbe essere definito una reazione, individuale o collettiva, che invade improvvisamente di fronte a un pericolo reale o immaginario, togliendo la capacità di riflessione e spingendo alla fuga o ad atti inconsulti. La paura e il fallimentare tentativo che la persona mette in atto nel voler controllare le proprie reazioni fisiche porterà, inevitabilmente, a perdere il controllo. Quale sarà il risultato? Il soggetto si sentirà sempre più dipendente e incapace di affrontare la vita, rendendosi costretto a pianificarla nei minimi dettagli, proprio per evitare il panico, limitando infine se stesso riguardo a spostamenti e azioni. Questi sintomi si possono esprimere attraverso due principali sensazioni di base: la paura di morire o quella di perdere il controllo, di impazzire, sia in modo generalizzato, potendo cioè esplodere ovunque, sia in modo focalizzato, cioè in presenza di specifiche condizioni esterne che portano al panico interno. Le persone che soffrono di questa grave e talvolta invalidante sintomatologia, tendono generalmente a evitare le situazioni temute, a controllare le proprie reazioni fisiche, ad assumere terapie farmacologiche al bisogno e a chiedere aiuto per affrontare ciò che dovrebbero fare. Gli altri, in tal senso, vengono tendenzialmente utilizzati come “stampelle”.
Ahimè, sebbene lì per lì, utilizzando le sopracitate tentate soluzioni, il soggetto percepisca rassicurazione, a lungo andare sono proprio questi fallimentari tentativi a rendere la persona ancora più insicura di sé e ancora più impotente di fronte alla paura, in quanto conferma a se stessa l’idea di non essere in grado da sola di affrontare ciò che teme. Proprio in questo modo, il circolo vizioso che trasforma la paura in panico si autoalimenta, mantenendo in vita il disturbo stesso. Una volta innescato il circolo vizioso, la vita di chi soffre di questo disturbo non sarà più la stessa. Qualsiasi sia stata la causa, la cui ricerca di certo non aiuterebbe in ogni caso a trovare la soluzione, la persona, vivrà con la paura costante di avere un altro attacco e inizierà ad avere paura della paura stessa, giungendo ad avere costante bisogno della presenza di qualcuno fidato, il cui aiuto però, paradossalmente, le impedirà di confrontarsi con i propri limiti e di conseguenza con le proprie capacità di affrontare la paura stessa. In realtà, la paura o si supera da soli o non si supererà mai.
In altre parole, possiamo dire che, seppur messi in atto con le migliori intenzioni, sono proprio i tentativi fatti per risolvere il problema, a mantenerlo e a peggiorarlo nel tempo. In che modo invece rompere il circolo vizioso patologico e innescare un cambiamento nelle modalità precettivo-reattive della persona? La psicoterapia Strategica Breve si è dimostrata efficace nel 95% dei casi di panico trattati. I protocolli che il Prof. Giorgio Nardone e i suoi affiliati presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo hanno elaborato trattando migliaia di pazienti con attacchi di panico, consentono la totale guarigione da questo inferno, anche in tempi rapidi. Grazie all’utilizzo di comprovate strategie e tecniche d’intervento, il terapeuta guida la persona che soffre di attacchi di panico a interrompere il circolo vizioso mantenuto in vita dalle tentate soluzioni disfunzionali. Accompagnando cioè il soggetto a sperimentare quelle che vengono definite “esperienze emozionali” volte a correggere il proprio modo di reagire alla realtà, verrà cambiata di conseguenza la sua stessa percezione del reale. Mediante lo svolgimento da parte della persona di specifiche prescrizioni, questa inizierà a guardare in faccia i fantasmi che fino a quel momento la stavano perseguitando. In altre parole, come suggerito dagli antichi sumeri, la paura evitata diventa timor panico, la paura guardata in faccia si trasforma invece in coraggio.
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo
Psicoterapeuta affiliato al Centro di Terapia Strategica di Arezzo Sessuologo e Dottore di Ricerca in Psicologia