Dopo le numerose scosse di terremoto che a partire dalla notte di mercoledì 8 febbraio hanno colpito la città di Siena, provocando in molti sensazioni di paura, non possiamo non considerazione le conseguenze di questa emozione. Ad avvertirne maggiormente il peso psicologico, in queste situazioni, sono in particolare coloro che hanno una fascia d’età tra i 40 e i 50 anni, avvertendo maggiormente il peso delle responsabilità familiari, dalla casa appena acquistata, ai genitori anziani, fino ai figli piccoli e al particolare impegno lavorativo, sebbene chiunque possa sviluppare disturbi d’ansia in risposta a situazioni di emergenza. Durante una scossa sismica ci possiamo infatti sentire bloccati, possiamo avvertire tremore alle gambe, sudore freddo e palpitazioni. In alcuni casi questi eventi, associati al quadro sintomatologico appena descritto, possono trasformarsi in una vera e propria esperienza traumatica che se non affrontata nel modo corretto potrebbe strutturarsi in un disturbo d’ansia o post traumatico da Stress. Dopo ovviamente essersi messi in sicurezza, da un punto di vista fisico, può essere utile imparare a respirare correttamente. La respirazione diaframmatica funziona come un ansiolitico e consente di abbassare i livelli di adrenalina prodotti spontaneamente dal nostro cervello di fronte al pericolo. E’ importante inoltre, nelle ore e nei giorni seguenti, evirare di sovraesporci a immagini e notizie che trattano l’argomento terremoto. Essere informati è ovviamente importante ma l’esserlo troppo potrebbe attivare una modalità percettiva di tipo fobico, ossessivo e paranoico. Per chi ha figli, pur non nascondendo i fatti, bene aiutarli a normalizzare l’accaduto, sia attraverso il gioco che cercando di mantenere le loro abitudini. Discorso simile, vale per gli anziani: fare sentire loro la vostra vicinanza, aiutandolo a mantenere le loro routine. Nel caso in cui questi traumi generino ferite nel nostro funzionamento psichico, occorre trasformare queste ferite in cicatrici. Più cerchiamo di controllare o cancellare i nostri pensieri e più li amplifichiamo: anche gli antichi sapevano che pensare di non pensare è già pensare. Inoltre, attenzione a non chiedere troppi aiuti: ricevere rassicurazioni in eccesso porta ad un progressivo peggioramento della situazione. Il soggetto potrebbe essere condotto ad instaurare una vera e propria dipendenza e conseguentemente ridurre ancora di più l’autonomia e l’auto-efficacia. In altre circostanze invece, le ferite sono talmente profonde che occorre l’aiuto di uno specialista: a tal proposito, l’efficacia del modello di terapia breve strategica sul Disturbo post traumatico da Stress è decisamente alta, il 95% dei casi con una efficienza media di 7 sedute, in cui il 50% dei casi non presenta più tracce di sintomi rilevanti già dopo la prima seduta.
Jacopo Grisolaghi – Psicologo e Psicoterapeuta – www.jacopogrisolaghi.com