“Che si fa a primo salto? A primo salto ci si diverte” A darne la definizione migliore è una bambina, tant’è che queste parole sono diventate lo slogan dell’associazione nata sei anni fa per iniziativa di Claudio Doretti.
“Sono stato un giocatore di pallavolo fino alla serie D, ho allenato, poi col passare del tempo, diventando genitore, vedi lo sport anche sotto un’altra luce”.
Crea così un nuovo luogo di aggregazione, come per le generazioni passate potevano essere i giardini sotto casa. Ecco perché si punta con Primo salto a riportare in palestra il movimento semplice, rispettando i tempi dei bambini, con gruppi con fasce di età ristrette.
Ma accanto al gioco tradizionale, Primosalto riesce a far sperimentare ai bambini anche attività più insolite come la capoeira, perché sia sempre il bambino a scegliere cosa ama fare. L’obiettivo non è quello di creare dei piccoli, grandi atleti, ma bambini felici, che imparino a rispettare le regole, a saper gestire la sconfitta.
“Spesso quando i bambini fanno sport, sono sotto pressione e questo li porta ad abbandonare quando raggiungono l’adolescenza, anche se sono molto bravi. A Primo salto invece lo scopo principale è un altro: sì, certo imparare un’attività, ma soprattutto imparare a stare bene con se stessi e con gli altri”.
Che il bambino sia il vero fulcro dell’associazione lo dimostra anche il fatto che nulla degli introiti viene speso per pubblicità: “Ci basiamo sul passaparola, perché tutto ciò che entra lo reinvestiamo solo nell’interesse di bambini”.
Un passaparola che sembra funzionare visto che sei anni fa sono partiti con un gruppo di 15 bambini e oggi sono circa 300. “Anche i genitori sono contenti. E per me sono sempre benvenuti dentro la palestra. Sarà il bimbo poi, con il tempo, a sentirne meno il bisogno. E comunque mi sembra un’ottima occasione anche per loro per fare amicizia.”
Primo salto deve essere soprattutto intesa non tanto come il mero atto motorio, ma come una metafora di un primo salto incontro alla vita, alle piccole grandi soddisfazioni e anche sconfitte, alle nuove amicizie e a un’esperienza che sembra essere vincente grazie all’impegno di Claudio e dei suoi collaboratori, perché si basa soprattutto sull’importanza della relazione umana.
Selene Bisi