Nell’evoluta e efficientissima società occidentale sempre più donne e uomini trovano nell’attività sessuale un motivo per stare male, anziché per stare bene: in un certo senso, la preoccupazione, si è sostituita al piacere. Una volta escluse cause organiche, presenti in non più del 40% dei casi, il terreno sul quale si sviluppano e si mantengono i disturbi della sessualità è la nostra psiche. L’espressione della sessualità umana presuppone l’essere spontanei, aspetto che a sua volta presuppone il fatto che non si possa, ovviamente, decidere di esserlo. Quando infatti vogliamo controllare ciò che per sua natura dovrebbe essere spontaneo, otteniamo il contrario, cioè l’inibizione proprio di ciò che vogliamo: più controllo, più perderò il controllo. Questa psicotrappola può generare nella donna due principali conseguenze: dolore durante i rapporti e impossibilità a raggiungere l’orgasmo.
Nel primo caso, il DSM-V (ultima edizione del Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, considerato la “bibbia dei diagnosti della mente”) parla di disturbo da dolore/penetrazione genitopelvico. Prima conosciuto come vaginismo, questo è un disturbo sessuale che impedisce la penetrazione vaginale, spesso anche in occasione dell’esame ginecologico. Con una prevalenza di circa il 15%, è la causa più frequente di matrimoni bianchi. Consiste in una contrazione involontaria dei muscoli costrittori della vagina che, invece di rilassarsi, nella fase di eccitazione sessuale si contraggono, rendendo dolorosa o impossibile la penetrazione, il tutto accompagnato da forte ansia. Nei casi più gravi, persino l’idea di introdurre qualcosa in vagina può causare e elevati stati di agitazione; in quelli meno gravi, vi può essere una penetrazione fastidiosa con dolore pelvico.
Va sottolineato però che le altre componenti della risposta sessuale possono rimanere invariate: ci può essere cioè eccitazione e orgasmo. Il disturbo ha origine psicogena: si genera dall’ansia e viene mantenuto dalle tentate soluzioni fallimentari che la persona mette in atto nel tentativo di ridurre il problema, finendo però con l’aggravarlo: prima fra tutte, l’evitare i rapporti stessi per paura di provare dolore. Per coloro che invece non sviluppano un vero e proprio disturbo, ma provano dolore durante un rapporto, che cosa potremo dire? Molto probabilmente queste donne non riescono facilmente sia a farsi coccolare che a lasciarsi andare, a farsi travolgere. In alcuni casi può trattarsi della paura della penetrazione, in altri del timore di affidarsi, farsi proteggere, in altri di paura del giudizio o di insicurezze personali o stress generali.
Fatto sta che, in tutte queste situazioni, le donne nell’intento di rendere volontario un evento come l’orgasmo, di per sé spontaneo, ottengono l’effetto contrario e invece di godere provano dolore. Un po’ come diceva Oscar Wilde, con le migliori intenzioni, si ottengono spesso i peggiori risultati. I problemi dell’orgasmo femminile invece, che a detta del manuale sopra citato (DSM-V) per essere definiti “disturbo” devono presentarsi nel 75-100% dei rapporti, sono caratterizzati dal persistente o ricorrente ritardo o assenza dell’orgasmo dopo una fase di eccitazione sessuale “normale” (per inciso, dopo oltre 15 anni di studio non ho ancora capito che cosa vuol dire “eccitazione sessuale normale”…). Si definiscono primari quando una donna non ha mai avuto un orgasmo, secondari quando perde la capacità di provarlo e situazionali se avvengono solo in certe situazioni. Il disturbo si origina dalla messa in atto di comportamenti volti a ricercare volontariamente e ossessivamente il piacere, che a loro volta inibiscono ciò che dovrebbe essere spontaneo.
E’ spesso associato a un’educazione rigida e repressiva, alla paura di perdere il controllo, a un cattivo rapporto con la sessualità e in particolare con il piacere. Il 45% delle donne lamenta di non poterlo raggiungere sempre, mentre un 15% dice che non l’ha mai provato. Per molte donne dunque, l’orgasmo è più un problema che un piacere e causa a sua volta tristezza, angoscia e forte frustrazione. Molti ragazzi mi chiedono spesso spiegazioni riguardo alle “finzioni orgasmiche” delle proprie partner. Non per sfiducia nel genere maschile, ma in realtà, la quasi totalità delle donne, prima o poi, ha sperimentato questa circostanza. I motivi possono essere tra i più variegati: per sentirsi più femminili, per non deludere il partner, per concludere in fretta un rapporto… Non è certo un problema grave se capita ogni tanto. Diventa un dramma se invece la ragazza in questione ha sempre finto. In tal caso, suggerisco di aprire tra i partner un dialogo costruttivo: prima sciogliamo i nodi relazioni, poi quelli sotto le lenzuola. Parlando di orgasmo femminile non possiamo non sfatare un dubbio amletico: qual è la differenza tra orgasmo vaginale e clitorideo? In realtà, cambiano le percezioni e le sensazioni in base al tipo di stimolazione che facciamo, ma non cambia l’orgasmo. Questo è, per tutte, dato dalla contrazione ritmica (5/8 contrazioni, una ogni 0,8 secondi) degli stessi gruppi muscolari (muscolo pubococcigeo e elevatore dell’ano). L’orgasmo è uno solo ed è un evento psicofisico che parte dal cervello. Non esiste differenza tra orgasmo clitorideo e vaginale: in altre parole, direttamente (attraverso la masturbazione) o indirettamente (attraverso la penetrazione) è sempre il clitoride ad essere stimolato. Per inciso, solo tre donne su dieci possono raggiungere l’orgasmo con i movimenti coitali, per le altre è indispensabile la stimolazione clitoridea.
Per non far andare la nostra mente contro natura è dunque importante abbandonare il controllo all’interno della coppia, essere meno razionali, dare fiducia e lasciarsi prendere dalle sensazioni erotiche. Non esistono in realtà pillole della felicità (alcuni farmaci, tra i quali gli antidepressivi serotoninergici –SSRI- inibiscono pesantemente la sessualità) o “rilassanti” da assumere (gli oppiacei hanno a lungo termine un effetto diretto inibitorio sull’orgasmo). Esistiamo noi, all’interno delle nostre relazioni: care donne, fidatevi, date modo al vostro uomo di proteggervi e lasciatevi travolgere. Ho parlato di coppia e relazioni, poiché è bene sottolineare che in molti casi, quando qualcosa non va “a letto”, vuol dire che qualcosa non va “fuori dal letto”. Quindi…prima di tutto, pensiamo ad essere complici con la persona con la quale abbiamo deciso di godere la nostra sessualità, fidiamoci l’un dell’altra, non siate gelosi ma siate l’un l’altro golosi!
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo e Sessuologo – Dottore di Ricerca in Psicologia
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