Il 2020 è stato sicuramente l’anno del Covid-19. A confermarlo, il report elaborato come ogni anno da Google, che per il nostro Paese ha visto prevalere largamente tra le notizie più ricercate il coronavirus, seguito dalle elezioni presidenziali degli Stati Uniti e via via dalle altre.
A chiudere la Top Ten sono stati peraltro altri due vocaboli strettamente correlati al virus, ovvero contagi e protezione civile. Un trend il quale non sorprende gli esperti, considerato l’impatto della situazione sanitaria sulla nostra vita di tutti i giorni.
La ricerca delle notizie online è un trend in crescita: l’utilizzo intensivo delle tecnologie di ultima generazione ha avuto come conseguenza la tendenza a consultare la rete con il proprio telefonino in modo da essere costantemente aggiornati su quanto accade nel mondo. Soprattutto in materia di notizie dell’ultima ora.
Una tendenza che ha avuto come corollario l’ennesimo crollo delle tirature dei giornali cartacei, ormai del tutto inadeguati al fine di poter tenere il passo con l’immediatezza delle news digitali. Quando i quotidiani escono, infatti, le notizie riportate al loro interno sono già riferite al giorno precedente. Un vero e proprio abisso temporale nell’epoca di Internet.
Una tendenza, quella delle news online, che è stata intuita proprio dal giornalismo tradizionale con i media più noti che, già da anni, si sono lanciati in rete con il risultato che, oggi, la versione cartacea serve più che altro per approfondire gli eventi e cercare di darne una interpretazione plausibile.
Un vecchio adagio di Roger Ailes, famoso conduttore di Fox News, affermava che le persone non vogliono essere informate, bensì sentirsi informate. Un modo di porsi di fronte all’informazione che, però, può rivelarsi un’arma a doppio taglio.
Proprio la tendenza a non approfondire le notizie che arrivano sul web in tempo reale ha creato il terreno ideale per il fenomeno delle fake news. Ovvero, vere e proprie bufale tese a distorcere la notizia per i particolari fini che si prefigge chi porta avanti questa pratica.
Un fenomeno diventato molto evidente proprio nel corso della pandemia di coronavirus, a testimoniarlo è stato il terzo numero dell’Osservatorio sulla disinformazione online – Speciale Coronavirus pubblicato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Da questo report risulta che nel corso del primo mese di graduale riapertura dopo il lockdown, il 30% delle notizie complessivamente prodotte dalle fonti di disinformazione ha avuto come oggetto il Covid 19.
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