Il rischio è concreto e nero su bianco: nella graduatoria allegata alla delibera regionale, quella che ordina gli istituti “più a rischio accorpamento”, la Folgore di San Gimignano è al settimo posto e l’Istituto comprensivo San Bernardino di Siena addirittura al secondo.
La classifica — se i tagli fossero confermati — colpirebbe proprio il territorio senese, come spiega la Flc Cgil.
“Questa graduatoria purtroppo è a nostro svantaggio perché nella provincia di Siena e abbiamo in posizione numero sette San Gimignano e in posizione numero due l’istituto comprensivo San Bernardino da Siena quindi anche eventualmente – spiega la segretaria generale della sigla senese Chiara Magini – venisse fatto un un taglio degli accorpamenti potrebbe essere previsto intorno al cinquanta per cento il taglio perché le ottomila unità di differenza ci danno questi dati e ebbene i nostri due e quindi diciamo che le speranze sono veramente esigue. Pertanto ci auguriamo che veramente la legge venga rivista e ci sia la possibilità quindi di agire in altro modo”.
La graduatoria elenca le scuole toscane in base allo scarto tra numero reale degli studenti e la soglia dei 600 alunni imposta dal Ministero. Più grande è questo scarto, più l’istituto risulta “a rischio accorpamento”. Ed è proprio qui che le nostre scuole finiscono nei primi posti della lista.
Per il sindacato intanto la “sospensione” al dimensionamento decisa dalla Regione è un passo in avanti, ma non una soluzione: “la legge — dice Magini — va cambiata”.
Sulla stessa linea anche l’Unione delle province toscana: il presidente Francesco Limatola sostiene la scelta di bloccare gli accorpamenti e attacca il piano del Governo.
Secondo Upi, i tagli penalizzerebbero le aree interne e indebolirebbero un presidio essenziale come l’istruzione, in territori che già hanno perso troppi servizi.
Limatola chiede a Valditara di rivedere il piano e ai parlamentari toscani di “far sentire la propria voce”.
Dal territorio arriva anche la posizione della Provincia di Siena, che parla di un pericolo tutt’altro che scampato.
“Diciamo che in questo momento lo strumento ufficiale è il supporto al ricorso – afferma il presidente dell’ente Agnese Carletti-. Dopodiché tutte le attività politiche che possiamo fare le faremo. Io penso anche magari all’adozione di un atto in consiglio provinciale, un ordine del giorno magari a supporto di questa cosa”.
Marco Crimi