Carcere di Ranza, borse di studio pignorate ai detenuti. Il garante scrive a Nordio: “Non è costituzionale”

Al centro della diatriba ci sarebbero due detenuti di Ranza: a loro l’Agenzia delle entrate avrebbe pignorato le borse di studio per partecipare ai corsi del polo universitario toscano, annullando così gli sforzi della Regione per dare applicazione al diritto allo studio alle persone che si trovano in carcere

La vicenda non è piaciuta al garante regionale Giuseppe Fanfani che sul caso ha inviato una lettera ai ministri della Giustizia e dell’Economia Carlo Nordio e Giancarlo Giorgetti,

“La cosa pare tanto paradossale quanto ingiusta e socialmente inammissibile oltre che contraria alla Costituzione e ad ogni buon senso” scrive Fanfani che si aspetta una “immediata comunicazione agli interessati dell’avvenuta rinuncia all’azione esecutiva”.

“Non esiterò a convocare una conferenza stampa sul punto ma prima ho ritenuto di scrivere alle massime realtà istituzionali perché possano porre rimedio ad una prassi così insensata”, si legge ancora.

Per uno dei detenuti, come spiega una missiva giunta al garante e firmata da alcuni professori e rappresentanti del polo universitario, l’Agenzia delle entrate di Siena ha notificato un “atto di pignoramento dei crediti verso terzi”.

All’azienda di diritto allo studio regionale, recita una nota, “è stato ordinato” di “pagare direttamente all’agente della riscossione tutte le somme di cui lo studente risulta essere creditore in qualità di titolare di una borsa di studio. In sostanza l’agente sta agendo per il recupero di crediti relativi a pregresse pene pecuniarie”.

Si tratta di una “partita di giro di dubbia legittimità costituzionale che intendo stigmatizzare con forza”, dichiara Fanfani.