Fine vita, Lojudice: “La Consulta chiede di ripensare la legge in Parlamento”
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“La sentenza della Corte Costituzionale dimostra come avevamo già chiesto, l’urgenza di ripensare la legge sul fine vita coinvolgendo il Parlamento”. Così l’arcivescovo di Siena e presidente della Conferenza Episcopale Toscana, il cardinale Augusto Paolo Lojudice in merito alla sentenza della Consulta
“Non crediamo – aggiunge il cardinale – nelle contrapposizioni, ma nel confronto aperto, schietto e democratico. Con questa sentenza non ci sono vincitori o sconfitti, ma solo la necessità di dialogo senza snaturare la posizione della Chiesa da sempre per la tutela della vita in ogni suo stadio. Come vescovi toscani – conclude – ribadiamo la necessità di avere norme nazionali ispirate al riconoscimento del valore della vita”.
La Corte ha ritenuto che nel suo complesso la legge regionale “sia riconducibile all’esercizio della potestà legislativa concorrente in materia di tutela della salute e persegua la finalità di dettare norme a carattere meramente organizzativo e procedurale” per “disciplinare in modo uniforme l’assistenza da parte del servizio sanitario regionale alle persone che chiedano di essere aiutate a morire”.
Per i giudici, numerose sue disposizioni hanno però illegittimamente invaso sfere di competenza riservate alla legislazione statale. Ad essere bocciati, in particolare, l’articolo 2 che individua i requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito; gli articoli 5 e 6 in tutte le parti in cui prevedono stringenti termini per la verifica dei requisiti di accesso e la definizione delle modalità di attuazione e l’articolo 7, comma 1, che impegna le aziende sanitarie locali ad assicurare il supporto tecnico e farmacologico nonché l’assistenza sanitaria per la preparazione all’autosomministrazione del farmaco autorizzato. In ogni caso la Consulta “ha ritenuto che l’introduzione di una disciplina a carattere organizzativo e procedurale come quella impugnata non possa ritenersi preclusa dalla circostanza che lo Stato non abbia ancora provveduto all’approvazione di una legge che disciplini in modo organico, nell’intero territorio nazionale, l’accesso alla procedura medicalizzata di assistenza al suicidio”.