Il consiglio regionale ricorda Alberto Monaci, Mazzeo: “La sua una rigorosa cultura istituzionale”

Alberto Monaci, già deputato della Repubblica dal 1987 al 1992, è stato presidente del Consiglio regionale dal 2010 al 2015, a compimento di un percorso che lo aveva visto eletto nella massima istituzione toscana fin dal 2000 e capogruppo, in quegli anni, prima del Ppi, poi della Margherita e infine del Partito democratico. “Una legislatura non facile, la nona – ha commentato nel suo discorso in Aula l’attuale presidente dell’Assemblea legislativa, Antonio Mazzeo –, per il contesto storico in cui ebbe a svolgersi”. Il Consiglio regionale ha ricordato la figura di Alberto Monaci, morto lo scorso 14 novembre, in apertura della seduta di oggi, martedì 26 novembre.

Mazzeo ha tracciato il profilo del politico di lungo corso, “sempre capace di andare dritto alla soluzione del problema, di mediare fino all’esasperazione, per poi sferrare il colpo da maestro, quando la corda sembrava ormai spezzata”. Ha ricordato anche gli incontri personali più recenti, gli insegnamenti di “un uomo che conosceva perfettamente le dinamiche in corso” e la raccomandazione “rivolta a tutti noi, perché ci adoperassimo per rendere la politica sempre più credibile”. Consegnando ai consiglieri e alla famiglia un fascicolo predisposto dall’Ufficio di presidenza, Mazzeo ha richiamato l’intervento tenuto da Monaci in occasione del Consiglio straordinario del 13 febbraio 2012, “seduta da lui voluta per riaffermare il ruolo e le prerogative del Consiglio regionale e di ogni suo singolo componente”, in un momento in cui era in corso “una fortissima critica alle istituzioni regionali maturata in ragione di scandali che le avevano coinvolte, certo lontano dalla Toscana. In quel contesto – ha scritto Mazzeo nel fascicolo – Monaci volle rapportarsi, guidando l’assemblea allo svolgimento dei propri fondamentali compiti istituzionali, coniugando rigore nella gestione finanziaria con l’assolvimento degli impegni inderogabili dell’Assemblea, supporto al doveroso esercizio dell’attività del governo regionale con la tutela delle prerogative e del ruolo dei singoli consiglieri”. Un intervento, io credo, che rappresenta una sintesi efficace della sua cultura istituzionale e segna la cifra della sua presidenza”. Ne ha citato i passaggi salienti: “La democrazia, senza assemblee elettive, perde la propria essenza e si consegna, a scelta, alla tecnocrazia, all’anarchia o all’autoritarismo”, disse Monaci. “A questa responsabilità voglio essere umile servente”. Questa cultura istituzionale “rigorosa – ha concluso Mazzeo –, questo senso umile di responsabilità che vede la politica come servizio, sono un’eredità preziosa che Alberto Monaci ha lasciato a chi gli è succeduto nel ruolo di presidente, così come ha lasciato al Consiglio regionale la consapevolezza del proprio ruolo, dei propri doveri, del proprio mandato di rappresentanza della comunità toscana. Un’eredità che ci impegna tutti a conservare e alimentare”.

“Monaci ha vissuto da presidente il periodo più difficile negli ormai cinquantacinque anni di storia delle Regioni – ha ricordato il presidente della Toscana, Eugenio Giani, che entrò in Consiglio regionale proprio nel corso di quella legislatura –. Fu anche grazie al ruolo autorevole e all’impegno di Monaci che la Toscana non fu toccata da rilievi della Corte dei Conti, né si andò incontro ad alcun rilievo penale nella condotta dei consiglieri regionali. Gli dovremo essere sempre profondamente grati – ha proseguito Giani –. Monaci ha incarnato la buona politica, sempre profondamente ispirato da un’idea nobile e alta. Ha saputo mantenere sempre anche il radicamento con il suo territorio, pur vivendo gli anni difficili del Monte dei Paschi. Ha lasciato un segno nella storia politica della Toscana”.

Il presidente Mazzeo ha portato all’Aula i saluti della sindaca di Siena, Nicoletta Fabio, invitata, ma impossibilitata a partecipare alla commemorazione. In rappresentanza della Provincia di Siena, è intervenuta la sindaca di Chiusdino, Luciana Bartaletti, che ha ricordato gli insegnamenti e la capacità di “un uomo politico importante, molto capace, che per me era anche un amico”. Tra i suoi valori, “l’invito ad essere sempre saldi nei principi e nelle idee, il servizio alla comunità attraverso l’impegno amministrativo, con una forte propensione alla mediazione politica” per superare i forti conflitti tra le parti”. E nel contempo, “la capacità di non dimenticare mai la sua città, Siena, e il suo territorio, che non ha mai abbandonato, con una particolare attenzione ai piccoli Comuni”.

In chiusura, per la famiglia, è intervenuto Alessandro Pinciani, che ha voluto ringraziare l’Assemblea toscana per la commemorazione: “Non c’è miglior posto per ricordare Alberto, prima di tutto uno strenuo difensore delle Assemblee elettive. Ci credeva, l’ha fatto da consigliere, l’ha fatto da presidente, nei momenti più difficili, ma anche nella quotidianità a difesa della politica in senso alto”. Pinciani ha voluto ringraziare “tutti coloro che in queste stanze hanno lavorato con Alberto nei suoi quindici anni di attività in Consiglio regionale, in particolare Francesco Pacini (capo di gabinetto nel corso della presidenza Monaci, ndr) per il lavoro instancabile con cui l’ha affiancato in quegli anni. Alberto era un rebus complicatissimo, ma un messaggio l’ha sempre trasmesso con chiarezza: la scelta del futuro è nelle mani della politica – ha concluso Pinciani –. Valga per tutti coloro che oggi portano avanti l’impegno nelle istituzioni.