La chiusura di Paycare cade su Siena come l’ennesimo colpo in una stagione già segnata da crisi industriali e salari in caduta. Trentatré lavoratori si ritrovano senza futuro, dopo anni di cassa integrazione e un’agonia aziendale che ha avuto il finale più temuto. E ora il tempo stringe. “L’obiettivo è spingere subito su un tavolo di politiche attive per favorire il più possibile il riassorbimento dei lavoratori”, afferma il vicesindaco Michele Capitani, indicando la rotta per evitare un nuovo vuoto occupazionale. Per Capitani la storia di Paycare non sorprende più nessuno. “Mi ricorda tristemente quella di Beko e prima ancora quella di Whirlpool. I lavoratori restano in cassa integrazione per anni e poi, alla fine, l’agonia termina così”. Il Comune intende muoversi immediatamente: “Il sindaco ha già parlato con Valerio Fabiani, dell’unità per le crisi aziendali toscana, per riattivare il tavolo in Regione e partire subito con politiche attive serie. Il destino di Paycare, purtroppo, era già tracciato”. Ma la ferita non riguarda solo Paycare. I dati della Qualità della vita diffusi dal Sole 24 Ore certificano un problema che colpisce l’intera provincia. “La retribuzione media dei dipendenti perde duemila euro dal 2024 al 2025”, spiega Capitani. E la ragione è chiara: “È l’effetto delle tante casse integrazioni presenti nel nostro territorio. Un lavoratore in ammortizzatori ha uno stipendio più basso, meno potere d’acquisto, meno ricchezza che resta sul territorio: ed è un problema enorme”.
MC