L’impegno del Governo per il futuro di Suvignano se lo è preso il sottosegretario al ministero dell’Interno Wanda Ferro. E passerà dalle risorse del Cipess e dalla nascita di un tavolo interministeriale ad hoc per il bene confiscato alla mafia.
Per la tenuta i lavori da fare ammontano a 25 milioni di euro. “Mi è stato detto – ha detto Ferro – che l’immobile centrale, risalente all’800, (la cosiddetta Villa della caccia, ndr.) avrà bisogno di una ristrutturazione che vale sei milioni di euro. Per altre due strutture sarebbero necessari rispettivamente un milione e due milioni di euro. Suvignano si merita questo intervento, così come i cittadini”.
Tra chi ha chiesto uno sforzo da Roma c’è il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. “Noi abbiamo investito – ha detto Giani – ma ora è importante creare una sinergia con lo Stato in modo che anche l’Esecutivo possa cimentarsi in attività economiche. Ricordo la recente presentazione dell’ostello della legalità, finanziato con risorse regionali, che presto avvierà le attività ricettive facendo da punto-tappa per ragazze e ragazzi impegnati contro le mafie e per turisti appassionati di cammini lungo la via Francigena”, le sue parole.
E sulla stessa linea si è trovato Giovanni Mottura, amministratore dell’azienda della tenuta, che ha auspicato un’estensione delle attività del piano nazionale di valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata a tutto il Paese, e non al solo Mezzogiorno. Mottura ha quindi chiesto “un cambio di passo alle Istituzioni statali per individuare soluzioni normative in modo che si riqualifichi la Villa della caccia”.
“Logicamente sui fondi la nostra commissione non è pertinente ma certamente c’è l’interesse per far diventare la tenuta un biglietto da visita. Dobbiamo riuscire a far vedere come si possano utilizzare i beni confiscati e produrre lavoro”, afferma invece la presidente della commissione antimafia, l’onorevole Chiara Colosimo.
Autorità regionali e nazionali erano presenti stamani all’evento “Suvignano tra lavoro e preghiera” . A chiudere l’iniziativa è stata la messa, celebrata per la riapertura al culto della chiesa di Santo Stefano, piccolo capolavoro del dodicesimo secolo dedicato alla preghiera che accompagna da sempre la storia di questa immensa tenuta inserita tra le colline di Monteroni d’Arbia e Murlo.
“Il momento sarà un’occasione – ha detto il cardinale e arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice – per ricordare i martiri della barbarie della mafia, come il magistrato Rosario Livatino e Don Pino Puglisi”.
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